Carlo Cottareli, tra i più esperti italiani di finanza pubblica, già Direttore del FMI, Commissario alla Standing Review e, ora, a capo dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica, ha dedicato un libro a quella che lui chiama “le bufale sull’economia”, che vanno per la maggiore e influenzano il dibattito pubblico. Il libro si intitola “Pachidermi e pappagalli”. Al di là delle tesi, più o meno condivisili, del Prof. Cottarelli, ci preme qui segnalare due passaggi del libro in cui mette i puntini sulle “i”, sui risparmi effettivi realizzati dai tagli alle spese della cosiddetta “casta”, uno dei cavalli di battaglia preferiti del M5S. Lo fa, come detto, in due punti che riportiamo:
1) Ecco un estratto di quanto scrive Cottarelli nel capitolo V “Bufale sui poteri forti”, nel paragrafo intitolato: “I costi della casta rovinano le finanze pubbliche” (pagg. 160 – 162)
2) Cottarelli poi ritorna poi sull’argomento nel penultimo capitolo, “Tecniche di produzione delle bufale”, nel paragrafo “Tecniche di confusione di massa”.(pagg. 208 – 218)
Ecco il testo:
1 - "Come Commissario per la revisione della spesa avevo avanzato diverse proposte per ridurre i “costi della politica” e, in generale, i privilegi della “casta” (tra queste, la riduzione delle auto blu e l’introduzione di un tetto ai compensi dei dirigenti pubblici, fissato poi in 240.000 euro lordi, anche se le misure da me proposte riguardo agli stipendi della dirigenza pubblica erano più ampie).
Dopo aver lasciato l’incarico di Commissario ho continuato a sostenere , nelle mie diverse apparizioni televisive, la necessità di abbattere i costi della politica, per esempio i vitalizi di chi era stato parlamentare prima della riforma del 2012. O le auto blu (per le quali le sforbiciate introdotte dal governo Renzi restano seconde me insufficienti). Voglio ribadirlo perché di tutto mi si può accusare tranne che di essere stato tenero con la “casta”.
Di quale bufala allora intendo parlare in questa sezione ? Del fatto che i problemi della finanza pubblica italiana siano dovuti alla “mangiatoia” dei politici. La questione è semplice: i costi della politica sono semplicemente una porzione piuttosto piccola della spesa pubblica italiana. Quest’ultima è di oltre 800 miliardi all’anno. I costi della politica (le spese per gli stipendi e il funzionamento di Camera, Senato, Corte costituzionale e altri organi costituzionali o di rilevanza costituzionale, e mettiamoci pure le spese della politica a livello locale, per regioni, province e comuni) si aggirano sui 5 miliardi, una piccolissima frazione del totale. Le spese per tutte le auto blu erano nel 2013 di circa 300 milioni (forse ora sono scese un po'). Milioni, capite ? Non miliardi. E di questa spesa circa l’80 per cento era spesa per gli autisti, non per le vetture in sé. Inutile quindi affermare che tutti i problemi della finanza pubblica italiana si possano risolvere tagliando i costi della politica.
Perché allora, come Commissario, ne avevo raccomandato una drastica riduzione (di circa il 20 per cento in un arco di tre anni) e perché anche adesso penso che sia importante tagliarli ? Perché, per quanto i risparmi relativi siano limitati quantitativamente, occorre che la politica dia un segnale forte e chiaro se poi si vuole contenere il resto della spesa pubblica. Insomma, l’esempio deve venire dall’alto.
Un’ultima annotazione su questo tema, per completezza. Si dice che il taglio del numero dei parlamentari di recente approvato dalle Camere porterà a un risparmio di mezzo miliardo. È una bufala anche questa. Prima di tutto (come vedremo anche nel capitolo 7), la cifra di mezzo miliardo si riferisce all’intera legislatura, non alla spesa annuale, concetto cui normalmente si fa riferimento parlando di spesa pubblica. Secondo, si tratta comunque di un’approssimazione per eccesso: il risparmio per legislatura è di 410 milioni o 82 milioni l’anno. Infine, tenendo conto del fatto che sul costo dei parlamentari si pagano tasse, al netto di queste il vero risparmio per le casse pubbliche è di soli 57 milioni annui, lo 0,007 per cento della spesa pubblica annuale."
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2 - " Concludo questa sezione con due esempi di tecniche di confusione di massa piuttosto in voga per convincere le persone che risolvere certi problemi è molto facile. La prima sfrutta l’incapacità dei più di comprendere bene l’entità di cifre molto grandi rispetto a quelle che incontriamo nell’esperienza quotidiana. Per chi ha a che fare, nella vita di tutti i giorni, con euro, centinaia o, al massimo, migliaia di euro, parlare di centinaia di milioni o di miliardi non fa una grande differenza. Si tratta comunque di cifre fuori dall’ordinario. È allora possibile convincere le persone che recuperare certi sprechi può consentire di finanziare spese elevate. Prendiamo una recente dichiarazione di Luigi Di Maio relativa al risparmio del tagli dei vitalizi (dichiarazione rilasciata dopo il rigetto di ricorsi da parte della Corte costituzionale): “Con l’eliminazione dei vitalizi sapete quanto andremo a risparmiare ? Circa 280 milioni, tra Camera e Senato, a legislatura. Soldi che invece di finire nelle tasche di pochi privilegiati potranno esser usati a favore degli italiani”. Noterete prima di tutto che la cifra è riportata “a legislatura”, il che vuol dire che per avere il risparmio annuo occorre dividere per 5, il che dà 56 milioni all’anno. Comunque una bella cifra, si direbbe. Ma piuttosto bassa rispetto alle spese che lo stato deve affrontare ogni anno. Si tratta dello 0,007 per cento della spesa pubblica annuale che eccede gli 850 miliardi l’anno e dello 0,7 per cento della spesa annua prevista per il reddito di cittadinanza. Ma, almeno, Di Maio in queste occasioni è stato chiaro sull’orizzonte temporale indicato. Talvolta molti politici sbandierano cifre iperboliche perché sommano i risparmi su diversi anni, senza indicare l’intervallo di tempo considerato. Lo stesso Di Maio usa questa tecnica quando, come riportato nel “Tg1” delle 8 del mattino del 23 luglio 2019 (che ho appena ascoltato), dichiara che il taglio dei parlamentari farà risparmiare mezzo miliardo: come già spiegato nel capitolo 5, la cifra riportata si riferisce al risparmio per legislatura e il risparmio annuale, al netto delle tasse, è solo pari allo 0,007 per cento della spesa pubblica (sempre lo 0,007 , come nel caso dei vitalizi; sembra che i 5 Stelle siano specializzati nel trovare risparmi di questa dimensione)."