Articolo su Emilio Colombo - di Valerio Mignone

Articolo su Emilio Colombo - di Valerio Mignone

Articolo su Emilio Colombo – di Valerio Mignone

"Quel sagrestanello” diventato Uomo di Stato
Valerio Mignone*

L’Università Popolare dell’Età Libera (UPEL) di Maratea Trecchina, il 30 novembre u.s., ha commemorato la personalità di Emilio Colombo ricorrendone il centenario della nascita, a Potenza, il prossimo 11 aprile. Nella Chiesa parrocchiale dell’Annunziata di Maratea, ne hanno parlato, alla presenza di cittadini del Lagonegrese, il senatore Tonio Boccia, il Prof. Franco Costanza, già sindaco di Lagonegro, e lo scrivente, già parlamentare.
Secondo Lucano, dopo Francesco Saverio Nitti, a ricoprire, nel 1970, la carica di Capo del Governo, Colombo è stato definito Uomo di Stato per la sua azione svolta per l’avvenire delle future generazioni, e non per la limitata prospettiva delle elezioni successive, come affermava Winston Churchill a proposito degli Statisti o Uomini di Stato.
Colombo - come Vincenzo Verrastro ed altri coetanei - sentì suoi i precetti della cultura politica dei “Liberi e forti” di don Luigi Sturzo. Sostenuto dal clero di Potenza, con don D'Elia, suo parroco; dai vescovi Delle Nocche, e Bertazzoni; e da don De Luca presso il Vaticano, Emilio Colombo fu eletto vicepresidente della Gioventù italiana di Azione cattolica; e poi, nel 1946, all’Assemblea Costituente.
Il suo primo Atto parlamentare, da cofirmatario con il deputato Mario Zotta, fu, nel 1947, la sollecitazione del Governo a irreggimentare le abbondanti acque della Basilicata per un’agricoltura più redditizia, e per la prevenzione di malattie infettive. Ma, ben presto, “Quel sagrestanello” - come lo definì il suo avversario Nitti – si rivelerà il “Colombo che volerà alto”, realizzandosi il pronostico attribuito a Papa Pacelli dopo un incontro con Colombo. Infatti, in un crescendo di azioni, al seguito di De Gasperi, a Melissa, già nel 1949, nella rivolta dei contadini contro i latifondisti, apparve la sua capacità di mediazione nel sedare la rivolta; e fu, poi, incaricato di redigere un progetto di legge per una nuova agricoltura. Ed ancora, la sua capacità di analisi e di progettazione, intuita, e valorizzata, da De Gasperi, capo del Governo, fu alla base del risanamento dei Sassi di Matera, definiti “La vergogna nazionale” da Togliatti.
Ministro del Tesoro, in un periodo difficile per l’economia italiana, d’intesa con Guido Carli, della Banca d’Italia, ebbe il coraggio di affermare “…non posso promettere soldi falsi”.
Ma i voli di Colombo diventavano via via più alti, e liberi, per la politica atlantica, anche in disaccordo, talvolta, con gli alleati Stati Uniti d’America, quando non accettò le sanzioni economiche che l’America avrebbe voluto infliggere all’Unione Sovietica. Ed ancora, nel 1965, riuscì a vincere la riottosità di De Gaulle ottenendo che la Francia abbandonasse la politica della “sedia vuota”, ed entrasse nel Mercato Comune Europeo, allora nascente. Dall’alto dei suoi voli, Colombo vedeva confini di mare e di terra non come barriere nella convivenza tra popoli, e si prodigò per superarli, anticipando la odierna globalizzazione. In tale ottica, riuscì a convincere anche Gromiko a trattare con l’Europa occidentale.
Dopo aver favorito, da ministro, i primi insediamenti industriali nel Mezzogiorno con la creazione di posti di lavoro - tra i quali gli stabilimenti Rivetti a Maratea e Praia a Mare - nel 1970 divenne Capo del Governo, e dovette fronteggiare la lunga e sanguinosa Rivolta di Reggio Calabria del “Boia chi molla”, e della mafia, con la Strage del 22 luglio per il deragliamento del “Treno del Sole”. Tra i provvedimenti, immaginò il porto di Gioia Tauro come un grande Hub di scambio commerciale nel Mediterraneo.
Conoscitore dei problemi della sua Basilicata, Colombo volle anche ammodernarne il Servizio sanitario. E nel corso di una visita ufficiale negli Stati Uniti d’America, in veste di Presidente del Consiglio dei ministri - accompagnato da Aldo Moro, ministro degli Affari esteri –, ebbe occasione di incontrarvi il giovane cardiochirurgo Ugo Tesler, e lo invogliò a trasferirsi a Potenza per fondare quella Cardiochirurgia dell’Ospedale San Carlo, che, per qualità, fu tra le prime in Italia.
Presidente del Parlamento Europeo dal 1977 al 1979, fu insignito, dopo Segni e De Gasperi, del premio “Carlo Magno”; e nel 2011, la Fondazione “Jean Monnet” gli assegnò la medaglia d’oro “per gli alti meriti avuti nella nascita e nello sviluppo della CEE e dell’Unione europea”.
Dopo tanti fasti, cominciò per Colombo una fase di declino politico, per la decadenza della Democrazia Cristiana, in cui, come in ogni partito, si procedeva a lotte di potere e regolamenti di conti tra capi-correnti. L’ultima elezione di Colombo alla Camera dei Deputati fu nel 1992.
Dopo “Mani pulite” ed il dissolvimento dei partiti e della numerosa componente dorotea della Democrazia Cristiana, Colombo si schierò apertamente per il nuovo corso, e parteggiò per l’Ulivo di Romano Prodi, e non per il Partito Popolare Italiano di Rocco Buttiglione, o per Forza Italia di Silvio Berlusconi, in cui pure confluirono molti democristiani. Colombo non fu ricandidato alle Elezioni politiche del 2001 da parte di ciò che era stata la vecchia Democrazia Cristiana. A ciò fu posto rimedio con la candidatura al Senato, in Basilicata, nella lista del movimento “Democrazia Europea” di Sergio D’Antoni, cui non seguì la elezione. Si temette il tramonto definitivo di Colombo; ma nel 2003, giunse finalmente la nomina di senatore a vita da parte del Presidente della Repubblica Ciampi.
Anche allora si confezionavano dossier denigratori da parte di Servizi segreti, di spionaggio e controspionaggio a danno di personalità e uomini politici; e si tentò, con notizie di stampa, di appannare la personalità di Emilio Colombo, che, nel 2003, per fronteggiare la sofferenza dell’oblio, confessò di aver commesso qualche errore, di cui subito si avvide, e corse immediatamente ai ripari. Ammise, infatti, di aver fatto uso personale di cocaina, “per ragioni terapeutiche”, dovute allo “stress da lavoro”; e aggiunse “mi sento di dover chiedere scusa al Paese. Sì, di chiedere scusa”.
Da padre costituente non perdeva occasione di raccomandare prudenza nel riformare la prima parte della Costituzione, sintesi delle culture cattolica, marxista e liberale, rappresentate con una dura, ma corretta dialettica, da De Gasperi, Dossetti, La Pira, Nenni, Togliatti, Pajetta, Calamandrei. Memore di ciò, il 15 maggio 2006, appena eletto Giorgio Napolitano presidente della Repubblica, e garante della Costituzione, Colombo, sostenuto da un senatore più giovane, attese il suo turno per gli auguri: fu un abbraccio prolungato ed affettuoso tra due protagonisti della politica, di radici diverse, ma entrambi impegnati a costruire il bene comune.
Morto il 24 giugno 2013, senatori e deputati di ogni schieramento rievocarono, con parole rispettose e toccanti, l’impegno di Colombo per il bene comune.
*Già parlamentare
Maratea 3 dicembre 2019

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