Carlo Cottarelli, già Commissario alla spending review del Governo Renzi, in un suo articolo pubblicato da La Stampa il 2 febbraio, sostiene che se si vogliono “rendere accettabili risparmi di spesa che coinvolgono settori più ampi della popolazione”, non ci si deve assolutamente dimenticare di interventi sugli stipendi dei dipendenti degli organi costituzionale e sui vitalizi residui.
Per chi non l’avesse ancora capito, la ormai decennale campagna contro “ la casta”, ha l’evidente scopo di continuare a far trangugiare a una grossa fetta della popolazione italiana le medicine amarissime che le sono state somministrate, da dieci anni a questa parte.
Tuttavia non possiamo non apprezzare l’onestà intellettuale del Dott. Cottarelli che, a differenza di tanti politici che parlano a vanvera di “tagli agli sprechi”, ha almeno il coraggio di dare un nome e un cognome ai tagli che, secondo lui, andrebbero fatti.
Si tratta, secondo l’ex Commissario alla spending review, di misure per ridurre le pensioni in essere, per aumentare il costo di biglietti e abbonamenti nei trasporti pubblici locali, per far pagare di più i tickets per le prestazioni sanitarie, per ridurre il personale nella gestione delle diverse forze di polizia o nella soppressione di enti inutili, per ridurre i trasferimenti statali a certi settori come il cinema, le radio e le televisioni, i giornali.
Parliamo, cioè, di vecchie misure già praticate negli anni, di cui si chiede la continuazione ma con maggiore durezza.
Il problema è che le contropartite ai sacrifici richiesti nessuno le ha viste: la disoccupazione, soprattutto giovanile, è cresciuta; si sono ridotti i redditi di fasce consistenti della popolazione; il lavoro è diventato più incerto e precario; i servizi pubblici sono stati ridotti e sono diventati peggiori e più costosi; welfare e previdenza pubblica sono stati ridimensionati.
Non ci si può stupire, in sostanza, se le distanze tra ricchi da un lato e ceti medi e poveri dall’altro si sono enormemente accresciute, come ci ha dimostrato il recente rapporto OXFAM di cui, peraltro, quasi nessuno, in questa campagna elettorale, parla.
Come abbiamo sempre detto, gli ex-parlamentari non hanno paura di continuare a fare sacrifici. Ma non accettano di farli in nome di un ordine profondamente ingiusto.