Lo avevamo detto che dopo i vitalizi nel mirino del governo ci sarebbero finite le pensioni. E così è stato. Il governo, contraddicendo sé stesso e negando l'evidenza, con la manovra, in procinto di diventare legge, impone tagli progressivi per la durata di cinque anni alle pensioni più alte e raffredda l'indicizzazione di tutte le pensioni superiori a tre volte il minimo (circa 1500 euro lordi mensili), il chè significa che per milioni e milioni di pensionati si riduce il già parziale recupero dell'inflazione. I tagli alle cosiddette "pensioni d'oro" non servono tanto a fare cassa quanto a legittimare la "spuntatura" di tutte gli altri assegni (bassi, medi e alti), da cui si ricavano i veri risparmi. Che le cose stiano così è scritto nero su bianco sulla tabella allegata al maxi-emendamento (qui sotto pubblichiamo sia le norme che la tabella): infatti il "contributo pensioni di importo più elevato" produrrà solo 76 milioni di risparmi nel 2019, 80 nel 2020 e 83 nel 2021 (in tutto 239 milioni nel triennio); il "raffreddamento indicizzazioni pensioni" comporterà invece meno entrate per i pensionati pari a 253 milioni di euro nel 2019, 745 milioni nel 2020 e 1228 milioni nel 2021 (per un totale di 2 miliardi e 226 milioni di euro nel triennio che, si stima, salirà fino a 17 miliardi nei prossimi dieci anni). Altro che "governo del cambiamento"! Optando per il "raffreddamento dell'indicizzazione", il governo M5St-Lega ha scelto per le pensioni la linea della continuità con gli "invisi" governi precedenti, da Monti in poi, aggiungendovi di suo la cancellazione della norma che doveva entrare in vigore nel 2019 e che avrebbe restaurato un recupero dell'inflazione meno penalizzante, norma molto attesa dai pensionati e dai sindacati (v. anche gli articoli in Segnalazioni Stampa). Anche sulle pensioni elevate, il governo ha smentito sé stesso: non ha avuto nè la capacità (mancano i dati) nè il coraggio (timore di bocciatura della Corte Costituzionale) di procedere al ricalcolo retrottivo su base contributiva degli assegni più elevati, mentre ha introdotto un taglio progressivo dal 15% al 40%, a partire dagli assegni pari o superiori a 100.000 euro annui e per la durata di ben cinque anni.
Le norme sulle pensioni del maxi-emendamento, art. 1, cc 260-68:
tagli pensioni manovra 2018
La tabella con i risparmi: