RICOSTRUIRE UN RAPPORTO DI FIDUCIA TRA I CITTADINI E IL PARLAMENTO
Nei tre anni alle nostre spalle abbiamo dovuto fronteggiare decisioni che hanno messo a dura prova la ragion d’essere della nostra Associazione.
Di fronte ai cambiamenti epocali provocati dalle innovazioni scientifiche e dalla rivoluzione digitale, le forze politiche del Paese hanno reagito oscillando tra posizioni di adesione acritica e posizioni di rifiuto e di chiusura.
Due modi sbagliati di reagire che, da posizioni diverse, stanno tentando di mettere in discussione i valori e i principi posti dalla nostra Costituzione alla base della convivenza civile e delle istituzioni democratiche.
La politica sembra aver perso ogni rapporto con la storia passata, attestandosi su reazioni immediate a qualsiasi stimolo, senza pensare agli effetti prolungati che si possono produrre nella vita istituzionale e civile del Paese.
La crisi dei vecchi riferimenti politici e culturali, spinge le persone a chiudersi nel proprio “particulare” indebolendo il valore della solidarietà.
La cifra dominante di questa lunga fase politica è stata il ripetuto tentativo di ridimensionare il ruolo del Parlamento colpendone la rappresentatività politica e territoriale attraverso misure e interventi legislativi tesi a indebolire il suo legame con i cittadini, a colpire la libertà, l’autonomia e le prerogative della funzione parlamentare e a modificare l’equilibrio tra i poteri dello Stato.
Nel contesto di una campagna mediatica senza precedenti, si è cominciato a parlare dei parlamentari come di una “casta “e dei seggi in Parlamento come “poltrone” da tagliare, si sono confuse le garanzie costituzionali per l’esercizio del mandato parlamentare con “vergognosi privilegi” da abbattere, si è iniziato a parlare degli ex-parlamentari come “profittatori, parassiti e mantenuti” che dovevano essere puniti con la restituzione del “maltolto”.
I fenomeni di malcostume, affarismo, corruzione, trasformismo, sono stati la giustificazione per colpire non i responsabili ma il Parlamento.
L’acqua sporca è stata presa a pretesto per tentare di gettar via anche il bambino.
È in questa logica che gli Uffici di Presidenza di Camera e Senato hanno deliberato un taglio vistoso e a volte drastico dei vitalizi degli ex parlamentari.
Contro quella logica, al di là delle motivazioni giuridiche, i singoli ex parlamentari, in maniera notevole, sono stati costretti a presentare ricorso agli Organi di giurisdizione interna per far valere le proprie ragioni ma soprattutto per difendere il ruolo, il prestigio e la funzione dei rappresentanti del popolo e contrastare la pretesa di delegittimare il Parlamento per alimentare una avversione politica e alle istituzioni.
Noi non dobbiamo aver paura dei cambiamenti, la nostra sfida è continuare a far vivere dentro di essi valori e principi costituzionali fondamentali per la nostra vita democratica.
In questa temperie la nostra Associazione ha reagito, colpo su colpo, in televisione, per radio, sui giornali, in pubblici convegni nazionali e locali, con ragionamenti, dichiarazioni, interviste, articoli, lettere, documenti, cercando di aprire delle crepe in quello che sembra essere il muro di un incontrastato pensiero unico.
Di questa enorme mole di attività, dobbiamo dare conto, se ci riusciamo, nella nostra Assemblea del 17 dicembre prossimo.
Ciò che per ora possiamo constatare con soddisfazione è la crescita di consenso tra gli ex-parlamentari per l’azione che il Consiglio direttivo uscente ha svolto in questi tre anni, testimoniato da un aumento del 31,5% dei nostri soci e dalla adesione massiccia – 2154 ricorsi – alla iniziativa di contestazione giudiziaria delle delibere di Camera e Senato al taglio dei vitalizi.
Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza l’unità della nostra Associazione.
È questo che ci ha consentito di reggere all’onda d’urto di una campagna politica e mediatica che ha tentato di usarci per stravolgere, insieme alla nostra vita, la vita delle istituzioni democratiche.
L’Associazione raccoglie e organizza persone che esprimono una pluralità di punti di vista politici e culturali, una molteplicità di esperienze che trovano il loro punto di incontro, nelle finalità definite dallo Statuto e negli obbiettivi che di volta in volta, al mutare delle condizioni, riteniamo necessari a realizzarle.
La nostra forza sta nell’essere, ciascuno di noi, diversi ma, al tempo stesso, uniti.
Per questo dobbiamo mantenere, anche per il prossimo triennio, una ispirazione e una gestione unitaria della nostra Associazione.
L’unità della nostra Associazione è condizione essenziale per affrontare i compiti che ci attendono nella fase difficile che il Paese sta vivendo.
Il primo e fondamentale compito che sta di fronte a noi è quello di concorrere a ricostruire un rapporto di fiducia tra i cittadini e il Parlamento.
Noi che rappresentiamo una parte importante della memoria vivente della vita parlamentare passata, dobbiamo sentire e coltivare il dovere della memoria.
Dobbiamo reagire, con adeguate iniziative politiche e culturali, al tentativo di ridurre la storia dell’istituzione parlamentare a quella di una “casta”, preoccupata soltanto di garantirsi privilegi e prebende o, peggio, a storia di corruzione e di malaffare.
L’impegno dei cittadini nelle istituzioni, tende, oggi, a essere scoraggiato da proposte e da misure che, in un contesto mediatico e politico ostile al Parlamento, tentano di indebolire l’autonomia e la libertà della funzione parlamentare e le garanzie costituzionali anche economiche che la rendono possibile.
Dobbiamo sentirci impegnati a contrastare ogni idea di cancellazione delle garanzie costituzionali che consentono a tutti senza discriminazioni di censo, un esercizio della funzione parlamentare libera da condizionamenti che ne minino l’autonomia.
A questo scopo l’Associazione degli Ex - parlamentari deve farsi carico, in linea con lo “Statuto del parlamentare europeo”, di una proposta sullo “Status del parlamentare italiano” che ne definisca prerogative, diritti e doveri.
Per ricostruire un rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni, altrettanta attenzione deve essere posta dall’Associazione al rapporto, da un lato, tra Parlamento e sistema delle autonomie regionali e locali, che rappresenta la prima vera scuola di democrazia e, dall’altro, al ruolo del Parlamento nella prospettiva del processo di costruzione della Unità europea.
Lo sviluppo e il rafforzamento delle Autonomie regionali e locali non possono andare a detrimento della coesione e dell’unità nazionale, né possono essere fonte di discriminazione tra cittadini del Nord e cittadini del Sud nell’accesso e nell’esercizio di diritti fondamentali.
Tale sviluppo richiede, altresì, nell’assetto del Parlamento italiano una articolazione della funzione delle Camere che consenta un rapporto più trasparente e democratico tra istituzioni parlamentari e sistema delle autonomie locali, rispetto a quanto garantisce, oggi, la Conferenza Stato-Regioni.
La crisi della democrazia europea e la crisi della democrazia italiana rendono difficile il rapporto tra le rispettive istituzioni e la reciproca sussidiarietà che è la condizione per la loro efficienza.
L’evidente interdipendenza tra democrazia europea e democrazia italiana suggerisce la necessità di una espansione della democrazia politica oltre i confini dello Stato nazionale, rafforzando e sviluppando l’attuale insufficiente grado di legittimazione democratica che oggi caratterizza le istituzioni europee.
Tra dimensione nazionale e dimensione sovranazionale non possono esserci muri ma ponti.
La ricostruzione di un rapporto di fiducia tra cittadini non può farci smarrire la consapevolezza che le istituzioni della democrazia rappresentativa non sono in grado di reggere agli assalti dell’antiparlamentarismo se non assicurano equità sociale, lavoro e benessere per i cittadini.
A causa dei processi di globalizzazione che hanno spostato la ricchezza mondiale verso i gruppi dominanti del lontano Oriente e fatto crescere in Occidente disuguaglianze a danno delle classi lavoratrici e delle classi medie, il nesso tra democrazia e prosperità si è fortemente indebolito.
Per queste ragioni, consideriamo il legame stretto tra contenuti sociali e forme della rappresentanza disegnato dalla Costituzione italiana, un punto di riferimento essenziale per fronteggiare le sfide del presente e per l’azione della nostra Associazione.
Il secondo terreno su cui dobbiamo lavorare per un rapporto di fiducia più solido tra cittadini e istituzione parlamentare è quello della ricostruzione e dell’ampliamento degli strumenti di partecipazione dei cittadini alla vita politica e istituzionale del Paese.
E’ inutile, all’indomani di ogni elezione, lamentarsi dell’astensionismo se si fa il contrario di quello che sarebbe necessario fare per ridurlo.
Non si riduce, infatti, la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni colpendo la rappresentatività politica e territoriale del Parlamento con soglie di accesso implicite che rischiano di escludere dalla rappresentanza parlamentare milioni di cittadini e interi territori e con un potere di scelta degli eletti sempre più concentrato nei vertici delle forze politiche.
Per questo dobbiamo impegnarci a favore di leggi elettorali e di revisioni costituzionali che garantiscano ai cittadini il diritto di essere rappresentati politicamente e territorialmente e il potere di scegliersi da chi essere rappresentati.
Anche l’impegno politico, sindacale e di solidarietà sociale dei cittadini viene, oggi, demonizzato, qualificando le forme di riconoscimento, di tutela e di incoraggiamento da parte dello Stato, come inaccettabili privilegi.
La nostra azione deve andare nella direzione opposta.
Non vogliamo negare i mutamenti che la rivoluzione digitale ha introdotto nelle forme della rappresentanza politica e sociale e che, attraverso la rete, sia possibile a tutti di interloquire con tutti, senza mediatori, ma per accendere i riflettori sul carattere occulto dei nuovi mediatori.
A differenza dei partiti o delle organizzazioni sociali che hanno statuti conosciuti, procedure note e trasparenti di formazione degli organi sociali e di decisione e che per questo sono scalabili, i nuovi mediatori digitali, non hanno trasparenza, regole, contrappesi che consentono di limitare il loro enorme potere sulla vita di tutti noi.
Per questo, tenendo conto delle trasformazioni in atto e dei pericoli che dietro di esse si nascondono, diventa essenziale per la nostra attività riprendere il discorso sull’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione sulla disciplina dei partiti, e delle attività sulle forme di finanziamento pubbliche della politica e delle attività sociali.
Per quanto riguarda la strumentazione della nostra Associazione per fare fronte ai compiti delineati, una particolare sottolineatura va posta al tema delle attività di servizio per i nostri soci.
Nel corso del triennio trascorso, abbiamo attivato il servizio delle ordinazioni librarie, attività di formazione all’uso delle piattaforme informatiche che regolano i rapporti tra amministrativi tra Parlamento ed ex parlamentari, abbiamo fornito anche un’assistenza diretta ai tanti soci, che non possono utilizzare gli strumenti informatici.
Oggi dobbiamo allargare la nostra attività di servizio a quella della assistenza fiscale.
Di fronte alla eventuale intenzione della Camera di dismettere questa attività, crediamo che l’Associazione possa assumersi il compito di svolgere questo servizio per i soci che lo desiderano estendendolo, con il consenso delle Camere, ai parlamentari in carica.
L’Associazione, per rafforzare i suoi scopi e allargare la rosa dei suoi interlocutori, ha bisogno di un’approfondita valutazione sulla sua natura giuridica e sulla sua eventuale trasformazione, tenendo ferma l’esigenza di evitare doppioni che svuotino di significato i suoi organi sociali e che comportino un gravoso dispendio di risorse.
Considerato tutto ciò, occorre valutare, con un lavoro ad hoc, la possibilità di dar vita a una delle forme associative previste dalla nuova legge sugli enti del terzo settore.
Un terzo punto di lavoro per quel che riguarda la strumentazione, è quello del ruolo e dell’attività delle nostre dimensioni territoriali, regionali.
Senza indebolire la dimensione nazionale, dobbiamo rafforzare la nostra capacità di iniziativa regionale, territoriale. A questo proposito, uno sforzo va fatto sia sotto il profilo finanziario, garantendo una quota di risorse per svolgere le attività, sia nei confronti di quelle regioni che non hanno ancora strutture regionali.
Le proposte di strumentazione delineate mettono in evidenza l’esigenza di valutare, nell’ambito delle finalità dell’Associazione le conseguenti e necessarie revisioni statutarie. A questo riguardo l’Associazione deve dotarsi di una Commissione per la revisione dello Statuto.