Pubblichiamo un'analisi dell'on. Giuseppe Gargani, vice presidente vicario dell'Associazione degli ex parlamentari, apparso oggi sul quotidiano "Il Dubbio".
"La polemica in atto sulla ben nota questione dei “vitalizi” cioè sulle pensioni per i deputati e i senatori non più in carica, vede protagonista soltanto il movimento 5 stelle e per ciò è necessario fare chiarezza perché una informazione falsa e distorta alimenta la avversione dei cittadini.
Gli uffici di Presidenza del Parlamento hanno deliberato a partire dal gennaio 2019 un taglio dei vitalizi per tutti gli ex parlamentari per una percentuale media del 42%: se si tiene conto che la media della retribuzione pensionistica ammonta a circa 3000 € è facile rendersi conto della effettiva riduzione dei vitalizi e della verità dei fatti.
Gli ex parlamentari hanno fatto ricorso contro la deliberazione come era loro diritto e hanno contestato nel merito le argomentazioni in essa contenute.
Il giudice di riferimento è un organismo parlamentare collegiale che ha la funzione giurisdizionale e per ciò stesso, come indicato specificatamente dai regolamenti, è lontano e fuori dalla politica perché decide di diritti soggettivi, di diritti fondamentali della persona. È così in tutti Parlamenti democratici ed è una prerogativa necessaria per esaltare l’autonomia dei rappresentanti del popolo. I processi si sono svolti nella primavera del 2019 e i singoli parlamentari, così come gli avvocati, hanno portato in udienza le loro rigorose e stringate argomentazioni giuridiche avendo piena fiducia nell’operato delle Commissioni.
L’Associazione degli ex parlamentari è rimasta estranea al contenzioso, ma ha sempre auspicato una serena valutazione e una sollecitata decisione, doverosa da parte dell’organismo giudiziario. Ha interloquito sulle dichiarazioni rese dall’onorevole Di Maio e di altri esponenti di quel movimento che attribuivano a quell’organismo valutazioni politiche identiche a quelle dell’Ufficio di Presidenza autore della delibera contestata, e ha difeso appunto l’indipendenza e la terzietà di tutti i componenti.
Nel mese di novembre la componente indicata da cinque stelle si è dimessa senza motivazione per impedire la decisione sui ricorsi così come si è dimesso chi è subentrato.
Si è ricostituito infine il collegio il 27 gennaio scorso e la decisione era prevista per il 20 febbraio. Per evitare ancora una volta la decisione è stata rivelata negli ultimi giorni sugli organi di stampa una decisione favorevole ai ricorrenti smentita dal Presidente del collegio, e un pretestuoso e inesistente conflitto di interesse nei confronti dello stesso Presidente sen. Caliendo che ha dichiarato di non partecipare con il suo voto alla decisione su quei ricorsi, e per ciò stesso è venuto meno ad un suo dovere costituzionale.
I legali dei ricorrenti dovranno fare le loro valutazioni giuridiche e procedurali ma ancora una volta l’Associazione è intervenuta per contestare una compagna politica e giornalistica fatta di minacce e di intimidazioni che mirano a non “far decidere, ad impedire cioè agli organi giurisdizionali di pronunciarsi sulla questione”.
Il problema a questo punto non è più il merito dei ricorsi ma questi miseri espedienti messi in atto per evitare la conclusione dei processi, doverosa e necessaria sul piano costituzionale..
Abbiamo per anni avuto lezione da tanti soloni della politica e del giornalismo che è consentito difendersi nei processi e non dai processi e quella lezione era forse giusta, ma ora gli stessi la hanno dimenticata e usano un metodo scorretto e certamente non democratico.
Ci troviamo in presenza di una denegata giustizia che è peggiore di una cattiva giustizia; e tutti dovrebbero sapere che le sentenze sbagliate possono e debbono essere appellate ma non impedite.
Un metodo diverso è da condannare da parte di tutti anche da parte di chi ha professato idee diverse sull’argomento.
Giuseppe Gargani"