Giustizia & Politica - Angelo Burzi, il suicidio come atto di accusa

Giustizia & Politica - Angelo Burzi, il suicidio come atto di accusa

Giustizia & Politica – Angelo Burzi, il suicidio come atto di accusa

"Tragedia a Torino dove questa mattina è stato trovato morto, nella sua abitazione di piazza Castello, Angelo Burzi, storico consigliere regionale di Forza Italia e tra i fondatori dello stesso partito in Piemonte." Con queste parole, nel giorno di Natale, il sito di notizie on-line Torino-Today dava notizia della scomparsa di Angelo Burzi (foto). Poi aggiungeva: "Aveva 73 anni. Dalle prime informazioni si dovrebbe trattare di un gesto volontario." Sì, era stato un "gesto volontario", un suicidio. Poi si sarebbe saputo, si legge sul sito di notizie on-line Open, che prima di uccidersi, nella sera del 24 dicembre, aveva chiamato i carabinieri per informarli delle sue intenzioni e per fare in modo che non fosse sua moglie a trovare il corpo. Infine si è saputo da una sua lettera che il suicidio era stata la forma estrema di protesta contro un calvario giudiziario durato quasi 10 anni e che si era concluso dopo quattro gradi di giudizio con una condanna a tre anni per peculato per avere usato impropriamente (secondo criteri definiti comunque ex-post) fondi assegnati dalla Regione ai gruppi consiliari nell'ambito della vicenda nota come "Rimborsopoli". La condanna era arrivata il 14 dicembre scorso e Burzi che si era sempre proclamato innocente, quella condanna non la aveva accettata e, anzi, riteneva di essere stato oggetto di una persecuzione. Burzi era nato a Torino il 28 agosto 1948. Laureato in Ingegneria elettrotecnica era stato un dirigente d'azienda e un imprenditore, ma con una grande passione per la politica: eletto in Consiglio regionale per quattro legislature, era stato sia assessore che capogruppo. Per coloro che non hanno dubbi e che dicono che le sentenze non si commentano, diciamo solo che la sua "colpevolezza" non doveva essere "al di là di ogni ragionevole dubbio", se Burzi fu assolto in modo pieno in primo grado e poi condannato solo successivamente nei gradi successivi... Di tutto questo Angelo Burzi parla in una lettera-testimonianza resa nota nei giorni scorsi e che vogliamo ricordare con un articolo, che di quella letter riprende ampie parti, apparso sull'edizione torinese di Repubblica:  

-Diego Longhin -  "Sentenza iniqua, lascio per protesta." Il j'accuse di Burzi nell'ultima lettera. "Sono innocente. Non tollero più l'angoscia che ho causato ai miei cari. Ora la loro vita può ricominciare". L'email che l'ex assessore condannato nella Rimborsopoli piemontese ha spedito agli amici la sera del 24 poco prima di uccidersi - La Repubblica-Torino, 31dic21: 

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