Dedicato al passaggio di consegne al vertice dell'Associazione degli ex Parlamentari con l'elezione a Presidente di Giuseppe Gargani, dopo Antonello Falomi e il compianto Gerardo Bianco, nonché alle linee programmatiche associative per questa nuova fase politica e istituzionale, è da oggi disponibile il nuovo numero de "Il Parlamento - ieri, oggi e domani", Febbraio 2023 - n. 18-20. Apre questo numero, una riflessione del direttore, Antonio Duva (foto), componente del Consiglio Direttivo dell'Associazione, incentrata sul rapporto cittadini-istituzioni dal titolo "Tra le Camere e i cittadini va ricostruita maggiore fiducia". Qui di seguito l'intero notiziario in formato elettronico e, a seguire, la nota di Duva:
x- Il Parlamento - ieri, oggi e domani - n.18-20:
il parlamento_18-20_febbraio2023 (1) (1)
----------------------------------------------------
TRA LE CAMERE E I CITTADINI VA RICOSTRUITA MAGGIORE FIDUCIA
di Antonio Duva
Concorrere a ricostruire un rapporto di fiducia tra i cittadini e il Parlamento; proseguire la battaglia in difesa dei diritti e della dignità degli ex Parlamentari; approfondire, nell’interesse del Paese, le sfide che la crisi in atto del contesto internazionale pone anche all’Europa.
Sono questi gli assi portanti del programma che Giuseppe Gargani, eletto all’unanimità il 12 gennaio alla guida dell’Associazione, ha prospettato al Direttivo, riunito per la prima volta dopo l’Assemblea nazionale svoltasi a Roma il 16 dicembre scorso.
È una impostazione, quella del nuovo Presidente, che si pone in piena continuità con la linea perseguita dai suoi predecessori – il compianto Gerardo Bianco e Antonello Falomi – e che è animata da una precisa volontà di intensificare il confronto con i Parlamentari in carica e con le forze politiche.
Nella sua ampia relazione Gargani ha sottolineato il valore dell’unità dell’Associazione: “Questa è una condizione essenziale – ha detto – per affrontare i compiti che ci attendono nella fase difficile che il Paese sta vivendo”.
E, sugli altri, spicca per urgenza quello di contribuire a ravvivare la fiducia dei cittadini nei confronti delle Istituzioni, a cominciare dal Parlamento, che oggi risulta sempre più scossa.
Ci sono segnali che non possono più essere sottovalutati, come l’astensione dal voto, emersa, in dimensioni mai prima raggiunte, anche nelle recenti elezioni regionali nel Lazio e in Lombardia.
Nella precedente legislatura fu insediata, dal Governo allora in carica, una Commissione che portò a termine, in tempi rapidi, il 22 maggio 2022, un’analisi approfondita della questione e suggerì una serie di rimedi, normativi e pratici, per contrastare questo fenomeno.
Ma nessuna di queste indicazioni, anche per lo scioglimento anticipato delle Camere, ha trovato concreta attuazione. E le ultime elezioni politiche hanno segnato una nuova tappa dell’aggravarsi di questa deriva pericolosa: prendendo a base i risultati della Camera dei deputati si nota che i cittadini che non hanno espresso il proprio voto sono passati dai 12 milioni del 2013 ai quasi 17 milioni accertati lo scorso 25 settembre. Si tratta di una percentuale che è schizzata, in meno di dieci anni, dal 25 al 36 per cento del corpo elettorale; inoltre, dalle elezioni del lontano 1948 il numero degli astenuti era stato sempre inferiore alla somma dei voti dei primi due partiti. Il 25 settembre è risultato invece, e di gran lunga, superiore a tale cifra.
È facile comprendere come questo stato di cose incida sulla capacità rappresentativa di una Assemblea che, invece, ha il dovere di assumere decisioni complesse e, spesso, fatalmente controverse.
Nello stesso tempo i primi mesi della diciannovesima legislatura hanno messo in luce quanto fossero illusorie le attese dei fautori della riduzione del numero dei parlamentari prodotta dalla discutibile modifica costituzionale introdotta nell’ottobre del 2020: i risparmi per il bilancio pubblico sono risultati assai limitati, la distanza, fra i cittadini e gli eletti -in un territorio che la nuova normativa ha obbligato a suddividere in circoscrizioni assai più estese - è, invece, fortemente aumentata
Di fronte a un contesto di questo genere appare pertinente il messaggio che Gargani propone di inviare ai parlamentari in carica: “E’ la politica che deve essere modificata, non la Costituzione”.
Il che, in primo luogo, vuol dire: a) una nuova legge elettorale, da varare a inizio legislatura, se si vuole salvare la rappresentanza, presupposto di una vera Repubblica a base parlamentare; b) rivedere la normativa sui partiti dando piena attuazione all’art.49 della Costituzione; c) evitare stravolgimenti dall’attuale assetto regionale con l’adozione di norme che minerebbero l’unità del Paese; d) affrontare le criticità che si sono riscontrate nello svolgimento della vita parlamentare. Andrebbe, infatti – osserva Gargani – adeguato, soprattutto alla Camera, il regolamento, rimasto immutato malgrado la riduzione del numero dei deputati, e colmata, varando uno “Statuto del Parlamentare”, una vecchia lacuna normativa.
Questi punti ed altri di uguale rilievo (il nodo “giustizia”, il rapporto giuridico con l’Europa) saranno il cuore della riflessione e del confronto su cui, nei prossimi mesi la nuova Presidenza si propone di impegnare l’Associazione degli ex Parlamentari. Con un obiettivo preminente: contribuire a rendere più forte il Parlamento, che è il fondamentale presidio di una democrazia che voglia esser solida, efficiente e in grado di corrispondere pienamente alle speranze e alle attese dei suoi cittadini.
***