La Conferenza Stampa dell'Ass. ex Parlamentari - Vitalizi: la forza del diritto contro il diritto della forza. Il punto sui ricorsi

La Conferenza Stampa dell'Ass. ex Parlamentari - Vitalizi: la forza del diritto contro il diritto della forza. Il punto sui ricorsi

La Conferenza Stampa dell’Ass. ex Parlamentari – Vitalizi: la forza del diritto contro il diritto della forza. Il punto sui ricorsi

Pubblichiamo il testo integrale dell'introduzione della Conferenza Stampa del presidente Antonello Falomi e, a seguire, il Comunicato Stampa diramato ai giornalisti:

CONFERENZA STAMPA DELL’ASSOCIAZIONE EX-PARLAMENTARI DELLA REPUBBLICA

Roma, 15 febbraio 2020

Vitalizi: la forza del diritto contro il diritto della forza. Il punto sui ricorsi

Introduzione di Antonello Falomi, Presidente dell’Associazione

Fra qualche ora, come sapete, si svolgerà qui vicino la manifestazione del M5S.

Grazie alla nostra Costituzione, continuamente stressata da provvedimenti incostituzionali, tutti hanno il diritto di manifestare liberamente le loro idee.

Anche se, voglio aggiungere, la nostra Costituzione oggi viene continuamente stressata da provvedimenti profondamente incostituzionali.

A mia memoria, però, è la prima volta che si organizza una manifestazione per impedire ai giudici di emettere una sentenza o comunque per intimidirli o condizionarli.

Oggi, il tema non è vitalizi sì o vitalizi no.  I vitalizi sono stati tagliati più di un anno fa.

Il tema è se gli ex-parlamentari hanno il diritto di impugnare un atto pubblico e di avere una sentenza che giudichi sulla legittimità di quell’atto.

Ma pare che faccia scandalo che per gli ex parlamentari valga ciò che vale per qualsiasi cittadino.

La manifestazione di oggi è il punto di arrivo di una azione tesa a negare giustizia agli ex-parlamentari.

Ieri, attraverso un’intervista la Presidente Casellati ha sostenuto che “dopo le dimissioni dei supplenti, una riflessione da parte di tutti gli altri componenti della Commissione contenziosa contribuirebbe a spazzare via qualsiasi dubbio sulla sua terzietà”.

Non è chiaro se si tratta di un invito agli altri giudici a fare come i supplenti, cioè a dimettersi, come suggerisce il titolo, non smentito, dato dal giornale che ha pubblicato l’intervista o se, invece si tratta di un tentativo mal riuscito di rasserenare gli animi.

Noi, comunque, restiamo sbigottiti dal fatto che bastino pochi strepiti e qualche atto di prepotenza per sfondare gli argini dei presidi posti a garanzia dei diritti di ogni cittadino su cui si fonda la credibilità e la fiducia nelle istituzioni.

Non possiamo dimenticare che solo qualche giorno fa, di fronte all’intimazione del M5S ad azzerare la Commissione contenziosa, la Presidente Casellati aveva reagito difendendo il carattere giudiziario e non politico della Commissione.

Parlare di dubbi da spazzare via sulla terzietà dei giudici, peraltro da lei nominati, vuol dire ammettere in qualche modo l’esistenza di un conflitto di interesse.

Significa dare spazio all’idea balzana e offensiva che esistono parlamentari di serie “A”, entrati in Parlamento dopo l’Anno Primo dell’era grillina e parlamentari di serie “B” eletti in Parlamento prima di quell’Anno che sarebbero afflitti da conflitti di interesse.

Avallando queste tesi si finisce per dare ragione, anche senza volerlo, alla vergognosa gogna mediatica a cui sono stati sottoposti alcuni giudici della Commissione contenziosa del Senato.

Il Sen. Caliendo, Presidente della Commissione contenziosa del Senato è stato accusato di conflitto di interesse perché sarebbe interessato a difendere la sua quota di vitalizio maturata prima della riforma del 2012.

È falso! Basta farsi due calcoli per scoprire che quella quota di vitalizio ricalcolata col contributivo gli porterebbe un vantaggio di oltre 250 euro mensili.

La politica, anziché difendersi nel processo, sta cercando di difendersi dal processo.

Pretende di trasformare organi giudiziari in organi che emettono sentenze politiche, affermando contro la forza del diritto il diritto della forza.

Di Maio e Travaglio ci avevano spiegato che sui vitalizi non bisognava fare una legge per impedire agli ex-parlamentari di arrivare alla Corte Costituzionale e perché con l’autodichia i giudici si sarebbero comportati secondo le direttive di partito.

Adesso contestano i giudici dell’autodichia perché temono che emettano sentenze a loro sgradite e invocano tribunali del popolo.

La verità è che gli ex-parlamentari stanno correndo il rischio di essere l’unica categoria di cittadini italiani a cui viene negato il diritto costituzionale ad avere un giudice e una sentenza.

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L’intervista della Presidente Casellati è solo l’ultimo di una lunga catena di fatti che hanno un solo risultato: impedire al Collegio giudicante di emettere una sentenza.

Come sapete, 2.154 ex-parlamentari hanno impugnato un anno fa le delibere degli Uffici di Presidenza di Camera e Senato.

Hanno esercitato il diritto, riconosciuto a tutti i cittadini italiani, di chiedere ai giudici competenti di pronunciarsi sulla legittimità di un atto pubblico adottato, secondo il loro parere, in spregio alla Costituzione e ai principi dello stato di diritto.

I termini entro i quali gli organi giudicanti interni avrebbero dovuto emettere la loro sentenza sono ampiamente scaduti.

Ciò a causa di una manifesta azione ostruzionistica portata avanti dai giudici targati M5S.

Al Senato, la Commissione contenziosa era pronta, già dalla fine dello scorso ottobre, a pronunciarsi.

Non lo ha potuto fare a causa delle dimissioni all’ultimo minuto della Senatrice Evangelista del M5S.

Queste dimissioni hanno costretto la Presidente Casellati a sostituire i giudici dimissionari e il Collegio giudicante a rifare da capo le udienze rinviando di oltre tre mesi ogni decisione.

Per la seconda volta, il 27 gennaio scorso, la Commissione contenziosa era in grado di emettere una sentenza ma la richiesta di un nuovo rinvio, ha spostato la decisione al 20 febbraio.

Questo rinvio, concesso per venire incontro alle esigenze del giudice M5S, è stato usato per passare a giornali amici i testi istruttori che dovevano servire alla discussione in Camera di Consiglio per la sentenza: anziché avviare un’indagine interna sulla violazione del segreto è stata scatenata una campagna contro la presunta sentenza preconfezionata!

Adesso anche la data del 20 febbraio è ufficialmente saltata e non si sa se e quando la Commissione contenziosa sarà riconvocata.

Siamo di fronte a una evidente strategia del rinvio per negare giustizia agli ex-parlamentari.

Già non hanno potuto avere giustizia i 74 parlamentari deceduti dal primo di gennaio 2019 in attesa della sentenza, privati nella fase più difficile della loro vita di risorse significative, per taluni di loro indispensabili, e costretti a vivere gli ultimi mesi della loro esistenza nell’umiliazione di una vergognosa campagna mediatica che li ha dipinti come ladri, parassiti, peggio dei camorristi.

Di questo danno morale non potranno più essere risarciti.

D’altra parte, pare che la categoria degli ex parlamentari sia l’unica contro cui si possa intessere una campagna di odio e denigrazione senza che nessuno si scandalizzi e reagisca.

Per chi fosse interessato, abbiamo qui l’elenco.

Comunque, ora, non si tratta più di discutere dei vitalizi. Non ci si divide tra chi è contro e chi è a favore.

Qui si discute se cittadini, che sono anche ex-parlamentari, abbiano diritto ad avere un giudizio, una valutazione di legalità, una sentenza.

Se si è tanto sicuri delle proprie ragioni, perché non lasciar lavorare i tribunali?

La strategia del rinvio serve per continuare a creare lo spazio politico e mediatico a una intimidatoria campagna insulti nei confronti degli ex-parlamentari e di vergognose falsità per continuare a fare propaganda perché ci sono le elezioni regionali, perché c’è il referendum costituzionale.

Elenco alcune delle fake news fra quelle maggiormente in voga.

  1. Gli ex-parlamentari sono stati accusati e insultati perché rifiuterebbero di essere trattati come tutti gli altri cittadini.

È falso! Noi vogliamo essere trattati come tutti gli altri cittadini.

A nessun pensionato italiano, diversamente da quanto accaduto agli ex-parlamentari, è stata tagliata in modo permanente e consistente la pensione che riceve applicando retroattivamente ai contributi che hanno versato il metodo contributivo.

Al contrario, il precedente creato sta preparando il terreno per fare nei confronti dei pensionati italiani quello che è stato fatto nei confronti degli ex-parlamentari, come dimostrano le proposte in discussione sull’abbassamento dell’età pensionistica.

Evidentemente per i 5stelle, non vogliono che il precedente sia dichiarato illegittimo e che i pensionati italiani siano messi al sicuro.

  1. Si parla dei vitalizi come di uno “scandalo inaccettabile”, di “osceni privilegi”,

La verità è che non si tratta di un privilegio ma di una garanzia riconosciuta ai parlamentari in tutti i Parlamenti democratici del mondo per consentire anche ai non abbienti di essere eletti e per garantire che l’attività parlamentare si possa svolgere liberamente senza condizionamenti o minacce riguardanti non solo il presente ma anche il futuro dei parlamentari.

  1. I vitalizi degli ex-parlamentari vengono qualificati come “pensioni d’oro”, come pensioni da nababbi.

La realtà è molto diversa da quella raccontata: il vitalizio medio, prima del taglio del 41% era di 61.348 euro lordi annui, molto lontano dai 100.000 euro lordi di cui si parla quando si ragiona di “pensioni d’oro”.

Ci si dimentica sempre di dire che stiamo parlando di persone che per mettersi al servizio del Paese e della democrazia, hanno scelto, di rinunciare per un certo periodo della loro vita, alla loro attività lavorativa e professionale perdendo, in molti casi, in termini di carriera e di reddito.

  1. Gli ex-parlamentari vengono accusati di non aver “mosso un dito per difendere i diritti dei cittadini”.

Ognuno è libero di avere le opinioni che crede, ma si tratta di una enormità. Basta scorrere le biografie degli ex-parlamentari e metterle insieme alla storia del nostro Paese per scoprire che la gran parte di loro ha svolto la propria attività parlamentare in periodi in cui il Paese ha potuto godere di alti tassi di sviluppo, di piena occupazione e di diritti sociali di cui oggi gli italiani non possono più godere.

  1. Il M5S agita la bandiera dei vitalizi per spiegare ai cittadini che loro le promesse elettorali di lottare contro i “privilegi “le mantengono.

Peccato che mantengano solo quelle che riguardano gli altri.

Avevano promesso che avrebbero dimezzato gli stipendi di tutti i parlamentari ma non lo            hanno fatto.

Avevano promesso di equiparare per i parlamentari l’età di pensionamento a quella di tutti i cittadini e non l’hanno fatto.

Avevano promesso di calcolare le loro pensioni applicando gli stessi coefficienti di trasformazione che vengono applicati a tutti i cittadini e non l’hanno fatto.

Chi, come noi, ha rispetto per la funzione parlamentare e per il Parlamento sa che senza garanzie non si può legiferare in modo libero e autonomo.

Quello che denunciamo è che non si possono prendere in giro impunemente i cittadini con promesse false.

In conclusione, vogliamo dire con chiarezza a quanti pensano di piegarci, di costringerci alla rassegnazione che si sbagliano di grosso. Abbiamo dalla nostra parte la Costituzione e lo Stato di diritto e continueremo la nostra battaglia fino a che non avremo giustizia.

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Ed ecco il testo del Comunicato Stampa che sintetizza il contenuto della Conferenza Stampa del 15 febbraio 2015:

 

comunicato 15feb20

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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