La relazione del Presidente Gargani all'Assemblea dei soci del 18 giugno 2024

La relazione del Presidente Gargani all’Assemblea dei soci del 18 giugno 2024

Si è svolta l'altro ieri , martedì 18 giugno 2024, nella Sala Capitolare del Palazzo della Minerva (Senato della Repubblica), l'Assemblea Generale dell'Associazione degli ex Parlamentari. Il Presidente Gargani ha svolto una relazione di bilancio dell'attività e proposto una serie di riflessioni sulla situazione attuale e sullo stato della democrazia parlamentare utili a sollecitare un dibattito approfondito sui compiti e sulle prospettive dell'Associazione. Qui di seguito, pubblichiamo il testo completo della relazione: 

 

RELAZIONE DEL PRESIDENTE ON. GIUSEPPE GARGANI

ASSEMBLEA DEI SOCI 18-06-2024

Consentitemi che richieda di ricordare tutti quei nostri colleghi che non ci sono più e in particolare Paolo Caccia, Egidio Pedrini che facevano parte del gruppo dirigente dell’Associazione e che hanno dato un contributo importante per la sua organizzazione.

Quando viene a mancare uno di noi c’è un vuoto reale perché un pezzo di rappresentanza viene meno, e viene a mancare un’esperienza istituzionale che ha arricchito il Parlamento.

Una parola di conforto e di solidarietà alle famiglie.

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 Lo Statuto della nostra Associazione ci consente ogni sei mesi di fare un bilancio della nostra attività, (non solo quello formale, matematico, ragioneristico), dell’attività svolta e dell’individuazione del ruolo che, attraverso la sua azione, l’Associazione assume sul piano interno e sul piano esterno.

Sul piano interno credo che il prestigio se l’è guadagnato, negli ultimi anni, il Presidente Falomi che è riuscito, attraverso la sua attività e una interpretazione corretta ma sostanziale dello statuto, (forse, dobbiamo riconoscere, sconosciuta prima), ad attribuire alla nostra attività non un carattere sindacale o di rivendicazione ma un carattere istituzionale, di presenza sul piano politico come difensori dell’autonomia e dell’indipendenza del nostro essere stati “rappresentanti“ delle istituzioni e della comunità civile. In definitiva è stata una difesa del ruolo del parlamentare e del Parlamento nella sua unità.

E a ben riflettere, dico una cosa per la prima volta, ma che ho sempre pensato: se non ci fosse stata la pervicacia di parlamentari che hanno stravolto la legge e la Costituzione, forse non avremmo fatto questo salto di qualità che ci ha riservato, sia pure dopo molto tempo e molto lavoro, maggiore prestigio e maggiore rispetto anche da parte di qualche rappresentante del movimento del movimento a noi ostile! 

In verità il rapporto tra Bianco e Boeri e il loro epistolario rischiavano di apparire una contestazione e una rivendicazione, anche se Boeri, in un secondo tempo ha riconosciuto il torto che ci era stato fatto sul piano giuridico e istituzionale.

Io ho potuto giovarmi di quel lavoro fatto e che è stato apprezzato nel palazzo delle istituzioni, per poter dare un impulso alla nostra attività esterna anche perché la nostra difesa dei vitalizi è avvenuta con l’aiuto dei nostri avvocati sul piano strettamente costituzionale e giuridico riconosciuto da tutti anche da chi in cuor suo sapeva di aver fatto un sopruso derivante da un rancore irrazionale con la classe dirigente del passato. D’altra parte l’iniziale intento di cinque stelle era quello di dar vita ad una presunta rivoluzione, una protesta istituzionale ma tutta legata al contrasto contro tutto quello che era stato fatto in precedenza. Quindi il problema dei vitalizi era strumentale e solo apparentemente popolare. 

Soprattutto dopo le elezioni europee sappiamo come è finita.

Come sapete abbiamo avuto ragione dagli organi di autodichia del Senato, e in misura parziale della Camera, dove avremmo avuto ragione con una sentenza definitiva se il presidente della commissione della passata legislatura, l’on. Losacco, non avesse proditoriamente rifiutato la decisione finale.

 Il nuovo consiglio di giurisdizione ha mostrato nelle udienze che si sono svolte il 31 gennaio e il 1 febbraio, molta imparzialità presentandosi come giudice terzo, per cui siamo in attesa di una sentenza che ponga fine a questa lunga storia. Naturalmente in tutti questi mesi io e la presidenza abbiamo avuto come impegno quotidiano il "curare" questa faccenda e spiegare come la tutela costituzionale sia indispensabile per un deputato che continua ad avere la rappresentanza anche se in maniera non attiva, attraverso appunto un'Associazione che è diversa da tutte le altre associazioni per il carattere costituzionale e altamente politico che ha assunto.

Quindi nelle prossime settimane ci dovrà essere la camera di consiglio per la decisione e speriamo trionfi il diritto e il rispetto dei diritti acquisiti che è un caposaldo della democrazia e il presupposto della convivenza civile.

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Ho detto che l’Assemblea deve valutare il bilancio di un anno e mezzo di attività che io voglio farvi brevemente.

E per fare un quadro della situazione politica e dei problemi che riguardano la nostra Associazione, non possiamo non tener conto della condizione politica e sociale in cui viviamo in Europa ma anche nel contesto internazionale.

La democrazia è debole e c’è chi dà per scontato il suo logoramento e e il suo esaurimento.

D’altra parte lo scontro nel mondo è tra democrazia e autocrazia e questo preoccupa addirittura la Chiesa che raccomanda, come ha detto in maniera solenne il cardinale Zuppi, di dare un’anima ai partiti, quindi alle istituzioni e di essere presenti in Parlamento non solo sul piano personale ma come rappresentanti delle culture tradizionali del nostro paese. La Chiesa è fuori dal Parlamento, ha aggiunto il cardinale ma siccome persegue il bene comune non può non occuparsi di questi problemi. La realtà è che questa crisi investe l’uomo in quanto tale nella sua personalità per cui la fine della solidarietà nella società civile ha portato ad un personalismo esasperato presente in politica ma anche in tutti i settori della società che è il nemico della dignità umana e il cardinale ha aggiunto che “ La visione cristiana - ha detto - ha contribuito insieme a quella comunista, a quella socialista le a quella liberale, alla straordinaria sintesi della Costituzione» che rappresentava «un'alta condivisione di quello che univa».

Cambiare allora «si può se si utilizza quell'inchiostro, uno solo»

Occorre dunque «rispettare lo spirito» della Costituzione, ovvero «si può cambiare, è previsto se necessario, rispettando la lettera» della Costituzione e il clima di unità che ha portato alla sua stesura. In queste parole, è possibile leggere quantomeno un allarme rispetto a un dibattito pubblico che, almeno fino a oggi, ha visto crescere le contrapposizioni e la polarizzazione proprio intorno al tema delle riforme costituzionali.

Quindi non possiamo in questa sede non dare un giudizio sulla situazione politica che si è determinata dopo le elezioni europee perché saremmo ipocriti con noi stessi e avulsi da una realtà politica che ci appartiene e nella quale siamo immersi fino in fondo, se non ci confrontassimo su queste tematiche.

Naturalmente nel dare una valutazione farò riferimento, come ognuno di noi, deve fare al bagaglio culturale che ci appartiene e che sarebbe assurdo disconoscere ma con una sorta di valutazione al di sopra delle parti che in ogni caso io non posso non avere per la mia età.

Alla fine del 2022 ho scritto un libro per dimostrare che la vera “seconda Repubblica” era incominciata dopo le elezioni politiche del settembre perché aveva vinto per la prima volta dopo il 1948 la destra, una destra molto caratterizzata, un po’ a metà tra la tradizionale destra europea e l’estrema destra molto pericolosa che avanza in Europa come abbiamo constatato alle elezioni europee.

L’on. Meloni, capa assoluta di quel movimento, dopo essere stata eletta con un programma di estrema destra di grande scetticismo rispetto all’Europa ha modificato piano piano il suo atteggiamento perché costretta a fare i conti con il suo governo e con i governi europei che in verità la vedono positivamente protagonista. Alle elezioni di domenica scorsa sempre questa destra si è consolidata, ma possiamo constatare che si è affermata anche la sinistra del PD più consistente rispetto alle elezioni del 2022, più aderente alla tradizione di Berlinguer rispetto agli atteggiamenti iniziali un po’ “radicali” della Shlein.

Ritenevo sin da allora inevitabile la formazione unitaria di un centro che ha una tradizione consolidata nel nostro paese e in qualche modo anche in Europa, che nel 2022 si era timidamente costituita con il “terzo polo“.

Invece per assoluta insipienza politica, che a questo punto va evidenziata e denunziata, chi aveva la possibilità di aggregare i vari movimenti, partendo da “popolari tutti uniti” non lo ha fatto e le varie liste hanno avuto come risultato la loro insignificanza che ha considerato e considera la politica come una forma di bene comune e non una contrapposizione deve operare per riunificare le politiche di centro perché i modelli attuali sono effimeri e truffaldini nei confronti degli elettori.

La elezione con il sistema proporzionale avrebbe premiato l’identità del “centro” come ha premiato la destra la sinistra. La sua frantumazione ha cancellato qualunque rappresentanza e ha consentito agli osservatori politici di stabilire che siamo in regime di bipolarismo in un paese come il nostro che non lo consente per il pluralismo che ci caratterizza culturalmente e organizzativamente.

La situazione politica italiana non consente di prevedere due blocchi alternativi che non corrispondono al comune sentire e d’altra parte il bipolarismo in genere si determina quando vi è il bipartitismo.

In Italia vi erano e vi sono coalizioni di movimenti e partiti poco coalizzati, ma molto gelosi della loro identità!, come vediamo anche nell’attuale governo.

Questa valutazione la faccio non perché il mio bagaglio culturale fa riferimento a quel centro politico, quella politica di centro che è stata l’anima delle coalizioni per il passato, ma perché ritengo che la fisiologia del sistema, come in tutti i paesi democratici, sia appunto una destra e una sinistra e un “centro”.

Ritengo questa una valutazione molto oggettiva, altamente politica valida al di là delle contingenze attuali del nostro paese. In ogni caso la storia politica dei paesi europei, e non solo, è legata a questa dinamica che credo costituisca un quadro realistico della situazione. Per ritornare al bagaglio culturale di ognuno di noi a cui facevo riferimento, dico che ognuno di noi deve rafforzare i punti di riferimento, tradizionali e nuovi, per essere inserito nella realtà politica che chiede di essere gestita.

La nostra sintesi su questi valori e sull’esaltazione della politica come massima espressione spirituale è un valore per la nostra Associazione.

Tengo a dire che il nostro sito che abbiamo potenziato e reso quindi più efficiente può e deve essere utilizzato da ognuno di voi per un dibattito costante su questi temi.

Constatiamo dopo le elezioni dell’8 giugno che la destra estrema è cresciuta in Europa perché sono in crisi le culture politiche che facevano riferimento ai partiti forti. Questo è fortemente vero in Italia ma è vero anche in Europa e, la mancanza di partiti ha determinato l’assenteismo elettorale perché la destra e la sinistra essendosi presentati con la loro identità hanno probabilmente ottenuto il massimo risultato e, il “centro“ che non ha espresso alcuna identità, ha determinato, in maniera accentuata, il rifiuto del voto. 

Il voto è una cosa estremamente seria, per cui la richiesta, la proposta deve avere un contenuto, un’anima, una passione.

Il personalismo ha allontanato i cittadini, ha scoraggiato gli elettori perciò non dobbiamo meravigliarci per il loro assenteismo o andare alla ricerca di cause oscure che invece sono ben note: la maggioranza degli elettori ritiene non allettanti sul piano culturale e sul piano concreto le proposte politiche fatte.

E per questa ragione che siamo impegnati come Associazione, per merito soprattutto di Enzo Palumbo, a partecipare alla procedura di un referendum che abbiamo reso possibile insieme ad altre associazioni presentando i quesiti in Cassazione. Anche qui sia ben chiaro lo studio che ha fatto la “commissione di studio” non ha individuato un nuovo sistema elettorale perché sarebbe stato impossibile, ma, in ogni caso non coerente con le idee diverse che inevitabilmente abbiamo, ma attraverso la richiesta di abrogazione di articoli o di alcuni commi delle leggi attuali che rendono truffaldino il sistema e inutile la espressione del voto, riteniamo con il referendum di rendere gli elettori protagonisti. 

Chiedo a tutti di partecipare nelle Province e nelle Regioni alla raccolta delle firme con l’invito di dare un piccolo contributo per le necessità più urgenti.

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Io mi auguro che il mancato successo della estrema destra alle elezioni europee che nessuno di noi può considerare una cosa negativa, ridia stabilità all’Europa e gli consenta una forte unità in questo periodo nel quale essa può giocare un ruolo prezioso ed equilibrato sul nuovo assetto mondiale. Se fosse assente o disunita e quindi in balia delle grandi potenze che vogliono condizionare il mondo, non avrebbe il ruolo che i trattati gli attribuiscono.

L’Europa ha avuto una politica intelligente e forse la più intelligente nel finanziare con i cosiddetti fondi e strutturali i paesi che si affacciano sul Mediterraneo come la Grecia, l’Italia, la Spagna e il Portogallo per evitare la doppia velocità con l’Europa del Nord e ora dopo l’epidemia del Covid  con l’approvazione del Pnrr che ha consolidato una solidarietà forte tra i paesi europei. Questa politica è finalizzata a dare un ruolo importante al Mediterraneo che per vicende positive ma soprattutto negative legate all’aggressione di di Putin all’Ucraina, e alla guerra in Medio Oriente è al centro dei traffici mondiali e quindi in una posizione strategica. Questa strategia europea ha dato vigore ed ossigeno al Mezzogiorno d’Italia che in questi mesi ha avuto uno sviluppo inatteso con sorpresa per tanti osservatori ed è un segnale che dà tanta speranza all’Italia.

Insomma, il ruolo dell’Europa e dell’Italia nel contesto europeo è determinante per rendere forte l’Europa non solo sul piano militare ma soprattutto sul piano civile politico per scoraggiare qualunque ipotesi di aggressione all’Occidente.

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È per questo complesso di ragioni politiche e sociali che abbiamo dato vita ad una serie di eventi, di attività che ci hanno posto in una posizione di rispetto da parte degli altri, da parte degli alti dirigenti del Parlamento, degli attuali deputati e devo dirvi che c’è qualche deputato della passata legislatura che non ha chiesto scusa del danno consumato i nostri danni, ma insomma ha dimostrato qualche ripensamento!

La dirigenza dell’Associazione è di grande livello e rappresenta adeguatamente le culture a cui prima facevo riferimento, con frequenti dibattiti che hanno arricchito e arricchiscono il nostro impegno.

Abbiamo pensato di riunirci in una sorta di piccolo conclave a settembre per un giorno intero per approfondire tutte le problematiche che ci stanno davanti per poter trovare una sintesi preziosa e operosa.

Nelle cartelle distribuite troverete un elenco non completo delle principali attività svolte in questo anno e mezzo e che dovete conoscere organicamente anche se vi sono state date sempre tutte le necessarie informazioni.

Non voglio naturalmente elencarvele tutte, nè spiegarvele ma mi preme dire che l’Associazione è orgogliosa soprattutto per il progetto di ricerca “In Parlamento con le donne” da parte di Annamaria Carloni, Maria Pia Garavaglia, Flavia Piccoli Nardelli e la Professoressa Patrizia Gabrielli, perché  si tratta di una modalità originale per affrontare questa problematica che disegna un protagonismo effettivo arricchito sul piano culturale.

Debbo inoltre sottolineare la proposta di legge che abbiamo presentato alla Camera dei Deputati sulla “autodichia” modificando in maniera significativa le incongruenze che hanno reso possibile le faziosità compiute in materia di vitalizi. Siamo convinti che vi debba essere un “tribunale“ interno al parlamento ma con regole più precise e puntuali.

È un lavoro che ha fatto con molta cura Antonello Falomi insieme ad un gruppo di studio, forte dell’esperienza che ha fatto in questi anni.

Nei prossimi sei mesi completeremo il lavoro dei gruppi di studio sullo Statuto che va modificato perché è un po’ datato; sullo Statuto del deputato, sulla giustizia che è un tema sempre attuale, ma diventato urgente per le riforme presentate dal ministro Nordio.

Per ottenere una maggiore efficienza del Parlamento dobbiamo avere la responsabilità di proporre che il numero dei parlamentari ritorni ad essere come prima perché interi territori hanno una scarsa rappresentanza e per la esperienza fatta in questi mesi devo dire che il Parlamento funziona molto peggio e stranamente le spese sono aumentate! E non la difficoltà a ritenere che bisogna ripristinare l’autorizzazione a procedere la cui abolizione ha tra Parlamento e magistratura perché è stato detto che le immunità parlamentari continuano a rimanere un elemento essenziale del sistema di pesi e contrappesi tra poteri dell’ordinamento liberaldemocratico nonostante l’evoluzione storica del costituzionalismo che ha modificato un po’ il significato.

Naturalmente la nostra attenzione è rivolta come sapete alle due riforme della Costituzione con il premierato e con la legge sull’autonomia differenziata.

Abbiamo approfondito i problemi con relazioni e convegni e quindi posso confermare che continuiamo con eventi regionali che sono stati molto proficui!

Abbiamo detto e scritto molto, non voglio ripetermi. Il direttivo propone un documento nel quale sono espressi i nostri dubbi e sono indicate le risposte che il Parlamento deve dare a se stesso e ai cittadini.

Voglio solo ripetere che il premierato così come previsto è senza pesi e contrappesi che la Costituzione ha previsto per un controllo preciso dei tre poteri, e questa è una caratteristica preziosa che ha garantito in questi anni difficili un sostanziale equilibrio.

È per questo che sostengo che l’art.149 della Costituzione impedisce di modificare la Repubblica parlamentare quindi la riforma rischia di essere incostituzionale.

Ma voglio leggervi alcune frasi di Giacinto Urso che ha compiuto 99 anni e gli facciamo gli auguri affettuosi per la sua lucidità.

Egli ha detto che la Costituzione precede la politica e la orienta nella direzione dell’interesse generale. La politica e l’espressione del contesto sociale, ma la società non sa e non può dettare indicazioni utili se non ha nella sua visione il tragitto che porta ad affermare una democrazia vera che, peraltro in questo movimento sta diventando una democrazia senza popolo. Una volta c’erano i partiti che arricchivano il dibattito orientavano le decisioni, ora la politica è infarcita di liste civiche e nessuno sa spiegare come mai a fronte di un’ubriacatura di candidature, che cannibalizzano quel poco che resta dei partiti, si impone il fenomeno dell’astensionismo di massa. È  una situazione che va corretta.

«La storia siamo noi. Non sono gli altri che possono cambiarci. Sono convinto che il cambiamento del mondo si ottiene se noi siamo nel mondo, se noi esistiamo insieme agli altri, se abbiamo visione del futuro, come avvenne nel luglio del 1943 quando un gruppo di intellettuali. Con il  Codice di Camaldoli seppe indicare nel Cattolicesimo popolare la via maestra per la ricostruzione e la rinascita dell'Italia dopo la caduta del fascismo. Ma oggi, avendo perduto il bene della politica intesa come insieme comunitario, prevale un senso di egoismo, la gente si chiude in casa e pensa di rendersi la vita felice. La verità è che abbattuti gli ideologismi si sono persi anche gli ideali e c'è da chiedersi che cosa sia rimasto rispetto alla buona salute dello Stato del quale i cittadini dovrebbero essere severi custodi».

«Purtroppo siamo sulla soglia di un baratro generale e non si intravede una via d'uscita. Anche la politica internazionale è sempre più afona, mentre si ode il fragore delle armi. Il mondo non è più quello del Dopoguerra, quando equilibri geo-politici, seppur fragili, reggevano nonostante continue tensioni. Oggi gli Stati si uniscono a diversi livelli per poi decidere da soli, senza voler fare i conti con una dimensione globale dei problemi che tutti dovrebbero contribuire a risolvere. Per non parlare, poi, della crisi dell'Occidente e dell'Europa, il cui ruolo sullo scacchiere mondiale è sempre meno percepibile. È una crisi politica, sociale, culturale di chi ha perduto radici e identità. L'Europa, per essere il nostro futuro, dovrebbe sentirsi Comunità come alla sua nascita e darsi una Costituzione con le regole della convivenza senza le quali nessun percorso unitario è possibile.

Resta il fatto che ciascuno di noi deve fare la sua parte e pensare che la Nazione è la Patria e il futuro è l'Europa».

Per quanto riguarda l’autonomia differenziata dico solo che qualunque cosa accada nel disegno di legge Calderoli sarà la frammentazione del paese. Il Presidente Mattarella ha detto che l’Italia non è la sommatoria di repubbliche. Quando il disegno quello di avere 21 regioni speciali è chiaro che c’è un disegno di frammentazione.

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Su questi problemi prevediamo di organizzare un seminario della durata di un giorno nel quale con relazioni e dibattito della migliore cultura costituzionale politica, vogliamo approfondire nei particolari tutti i problemi connessi alla riforma. Abbiamo il dovere di essere sollecitatori di un’intesa larga indispensabile in questa materia per evitare la tentazione di un referendum che esalti ancor più il personalismo.

Il rilancio dell’organizzazione regionale attraverso i convegni che abbiamo fatto e che continueremo a fare ha dato i risultati buoni che si confermano nei prossimi sei mesi con il rinnovo dei coordinatori che sono in carica da oltre tre anni.

Nei mesi autunnali celebreremo le figure di Gerardo Chiaromonte, di Tina Anselmi, di Maria Luisa Cinciari Rodano, e il 1 dicembre ricorderemo Gerardo Bianco al secondo anniversario della sua morte.

L’insegnamento di questi personaggi serve per far rivivere il valore delle istituzioni, per il significato che essi hanno dato al Parlamento e costituisce un messaggio agli attuali parlamentari e ai più giovani del valore della storia della quale non possiamo fare a meno.

Pensiamo con tutto questo lavoro di fare omaggio al Parlamento, di dare un contributo minimo ma forse utile per rafforzare la democrazia esposta ai venti di guerra, e ad una delegittimazione pericolosa.

E questo amore per le istituzioni che devi vederci impegnati con entusiasmo per dare messaggi e insegnamenti. Le classi dirigenti hanno compiti diversi in rapporto all’età, noi che ci chiamiamo ex, dobbiamo indicare una strada legata alla storia ma capace di guardare al futuro.

 

Relazione Gargani 18-06-2024

 

 

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