La scomparsa di Angela Bottari - Un ricordo di Romana Bianchi

La scomparsa di Angela Bottari - Un ricordo di Romana Bianchi

La scomparsa di Angela Bottari – Un ricordo di Romana Bianchi

Angela.
Era una calda giornata di luglio del 1976 quando si inaugurò la VII legislatura. Ci trovammo in transatlantico , avremmo imparato in seguito questo nome famoso. Ci trovammo donne giovani e meno giovani; molte di noi entravano per la prima volta in quel palazzo, in quel famoso transatlantico, si avventuravano in tanti uffici per le pratiche necessarie di inizio legislatura. Gli occhi, il cuore, la testa sembravano non darsi ragione di trovarci in quel luogo, in quella istituzione di cui avevamo studiato funzioni e ruolo. Per molte di noi esisteva solo sui libri. Eravamo ,invece, proprio lí, tra i divani ,gli stucchi, le vetrate che avremmo imparato a conoscere. Ma soprattutto non ci sembrava vero di muoverci là dove incontravamo uomini e donne che erano già, per molte di noi, un mito. Nilde Iotti, Tina Anselmi, Giorgio Amendola e poi Aldo Moro. E De Martino, Maria Magnani Noya. I radicali che avevamo incontrato negli impegni politici di quegli anni 70. Pannella, Adele Faccio, Emma Bonino. Cito solo alcune ed alcuni dei tanti deputati e delle ancor poche deputate (se pur il doppio delle elette alla Costituente) per sottolineare lo stupore di trovarci fianco a fianco con personalità di cui leggevamo nei libri e quotidianamente sui giornali o in tv Per noi poi era forte l’emozione di incontrare
Enrico Berlinguer, il nostro segretario, quasi non ci fosse stato un prima. La storia la conoscevamo, ma molte di noi sentivano che, con Berlinguer, il nostro partito , il PCI, poteva accogliere nuovi temi, nuove questioni che erano all’ordine del giorno fra le donne e gli uomini del nostro paese. Era un anno cruciale quel 1976. Per la prima volta una donna, Tina Anselmi, diventa ministro . Ministro del lavoro.
Insomma tra paura, stupore, gioia cominciavamo a percorrere nuove strade del nostro impegno politico. E lì, lungo quella strada, ho incontrato Angela Bottari. Diverse? Sicuramente. Angela era già mamma di due figlie e con i figli e la figlia del suo compagno si arrivava a cinque figli, una bellissima tribù. Io non ho figli. E poi Angela era di un villaggio di Messina, io di un paese della provincia di Pavia. Altre diversità non so perché non vivevamo nemmeno quelle come differenze. Vivevamo la nuova stagione dell’impegno , quello che avevamo conosciuto nella assemblee studentesche del ‘68, nella campagna elettorale per confermare la legge che consentiva il divorzio, l’impegno, soprattutto, della politica tra donne cercando fra noi alleanza e forza per essere protagoniste di una nuova stagione dei diritti per tutti e tutte. Ho usato fin troppo il noi, ma il nostro cammino era davvero intrecciato.
Cercherò di dire di Angela, con il suo bel viso un po’ medio orientale, forse siriano nei tratti, con la sua voce dalla dolce inflessione messinese, con la sua risata forte. Angela subito pose all’o.d.g dei nostri incontri la questione della libertà femminile. Era la storia di Franca Viola che aveva segnato molto le sue scelte politiche. Propose ,da subito, di cancellare dal codice l’obbrobrio del delitto d’onore . Si riuscì ad ottenere la legge solo nel 1981,relatrice Maria Pia Garavaglia ,mentre Angela era relatrice del testo unificato delle prime proposte di legge contro la violenza sessuale. In questi tempi drammatici, in cui sembra che le giornate siano scandite dai femminicidi, sembra che la storia di questa legge sia stata cancellata. E invece sarebbe importantissimo ripercorrere quella lunga e travagliata elaborazione. VI fu anche allora un prima e un dopo, e il dopo è scritto a partire dal delitto del Circeo . Da quel processo.
Dopo Giulia e le tante donne uccise sarebbe utile riprendere quel filo che portò allora le donne della politica e le donne del femminismo ,le donne del mondo cattolico, le donne socialiste e e di tante altre formazioni politiche a confrontarsi, anche duramente, per fermare l’orrore, per iniziare un nuovo percorso di libertà. Sembra di sentire la voce di Angela che, ancora poche settimane fa, mi diceva che dovevamo sostenere ,con nuovo impegno, la forza delle giovani donne contro la violenza maschile. Le nostre ultime conversazioni erano su questo impegno che aveva segnato tutto il suo lavoro.
E ancora…
Nel 1982, insieme ad altre, si era battuta per la legge che consentiva alle persone transessuali, così le chiamavamo allora, di poter rettificare l’attribuzione di sesso, legge di grande civiltà perché rispetta i diritti fondamentali della persona. E cominciammo, in quegli anni, a discutere dei diritti degli uomini e delle donne omosessuali, gay e lesbiche. Angela, come sempre, era capace di porre questi temi come i più urgenti , leggi di civiltà per un paese che guardava con sospetto, quando non con disprezzo le “persone diverse” termine quasi elegante, perché ben altri erano gli epiteti con cui venivano ferite le donne e feriti gli uomini.
Non vorrei dare di Angela un ritratto o edulcorato o monco di tanti altri impegni. Angela stava sempre dalla parte delle donne, sapeva come far vivere nella istituzione massima, la Camera dei deputati, i loro diritti a partire da quelli che dovevano essere scritti in un nuovo codice. Ma sapeva, con altrettanta forza, sostenere uomini e donne nei loro diritti sociali. Avevamo imparato , nel nostro impegno politico, che non esistono gradualità fra i diritti, sono sempre insieme, perché solo insieme definiscono la cittadinanza di uomini e donne. Per questo serviva tessere relazioni, favorire, ricercare, far vivere il dialogo con altre donne elette. Angela sapeva che solo il lavoro unitario con donne di altri partiti poteva dare buoni frutti. Erano le donne della DC, le donne socialiste, donne socialdemocratiche, repubblicane e liberali anche fuori dal parlamento interlocutrici sempre.
Un lavoro complesso, per usare un termine generico. Quelle lotte ,quegli impegni ,con altre ed altri non avvenivano in una bolla chiusa ,ma in anni particolarmente drammatici.
Erano anni scanditi dagli attentati terroristici, dalla uccisione della scorta dell’onorevole Moro, assassinato poco meno di due mesi dopo. In quel tempo per la prima volta il nostro partito votava un governo nazionale, presieduto dall’on. Andreotti.
Sembra una cronaca asettica. Ed è vero il contrario.
Quegli anni, così carichi di innovazioni nei costumi, nei modi di vivere ,nelle relazioni sociali e nelle leggi, erano anni di forte tensione democratica, segnati dal terrorismo, da fratture fra generazioni che hanno lasciato segni indelebili nella nostra storia personale e collettiva .
Lo sottolineo per ricordare i passaggi che Angela ha percorso e che ha saputo far vivere negli anni successivi quando assunse la carica di segretaria provinciale del pci e poi segretaria regionale dei ds.
So di andare oltre il tempo consentito, ma non posso non ricordare come sono state importanti , nella sua formazione, donne come Adriana Seroni e Nilde Iotti, donne che non hanno mai costituito icone intoccabili. Angela sapeva bene che una nuova strada per tante donne passava anche attraverso il conflitto democratico con le Madri, così amate e rispettate, mai intoccabili.
Con ammirazione, timore ,ma anche sicurezza Angela ha sempre guardato anche ad altre donne, quelle del femminismo, quelle con cui si incontrava e scontrava per la legge contro la violenza sessuale, con cui ha intrecciato sempre discussioni feconde per tutte.
Pochi giorni fa l’Università di Messina ha eletto una donna rettore che ha dedicato ad Angela la sua elezione.
Un grande gesto ,di cui Angela sarebbe orgogliosa.
Tutte e tutti noi ricordiamo una amica, una grande donna, protagonista della storia migliore del nostro paese, ricordiamo la sua generosità, la sua capacità di vivere nella sua terra pensando che fare bene vuol dire far vivere i diritti sempre. Nel mondo e nel tuo villaggio il mio pensiero è per Angela. Ma parlando di lei parliamo di come ha costruito una splendida famiglia, larga e accogliente. Gioacchino , le sue tre figlie e i suoi due figli : Agata, Simona, Valentina, Alessandro, Massimiliano, le nipote e i nipoti, amatissime ed amatissimi, sono con tanti amici ed amiche la casa che Angela ha dato a loro e a noi per vivere con lealtà ed impegno il tempo della ricerca per affermare i diritti delle donne e quindi i diritti di tutti e tutte.

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