La scomparsa di Enzo Erminero - Un ricordo di Wilmo Ferrari

La scomparsa di Enzo Erminero - Un ricordo di Wilmo Ferrari

La scomparsa di Enzo Erminero – Un ricordo di Wilmo Ferrari

L’onorevole Enzo Erminero ha rappresentato la faccia pulita, nobile e colta della politica, quella che aveva il rispetto e la fiducia della gente.
Nelle sua vita ha percorso tutta la storia della D.C., dalle sue origini, con l’iscrizione fin da giovanissimo al partito, provenendo dall’azione cattolica, via via fino a dirigerne la scuola nazionale di formazione, alla Camilluccia di Roma, su indicazione di Aldo Moro, e successivamente ricoprendo la carica di Segretario Provinciale; fu eletto deputato per quattro legislature a partire dal 1968; nominato sottosegretario all’industria è stato con Nino Andreatta e Umberto Agnelli fra i soci fondatori delI’AREL — Agenzia di Ricerca e Legislazione —; e infine è stato l’ultimo Sindaco di Verona espresso dalla D.C. ed eletto dal Consiglio Comunale, prima della riforma, in una situazione drammatica sotto le devastanti inchieste giudiziarie.
Era una impresa disperata, ma glielo aveva chiesto Renato Gozzi e non poteva dire no.
Glielo aveva chiesto da segretario della D.C., perché se c’era uno che poteva superare la tempesta era lui, si sapeva, aveva tutte le qualità necessarie, i riferimenti e l’esperienza.
Lui conosceva bene la città, in profondità, conosceva i poteri che in essa interagivano; il potere economico e quello finanziario che possedevano anche la proprietà dei mezzi di informazione - (non possiamo dimenticare che al momento dell’elezione era membro del CdA della Banca Popolare presieduta da Giorgio Zanotto, su indicazione dei Commercianti) -, aveva ben presente il ruolo e il potere della cultura con l’Università e l’Arena, il potere delle Istituzioni Religiose e poi le Associazioni, i Partiti, i Sindacati, le Famiglie Tradizionali, la Magistratura.
Aveva ben chiaro che il ruolo del Sindaco era quello di ordinare questi singoli poteri verso un unico fine: lo sviluppo civile e culturale della comunità.
Ma era troppo tardi, i partiti popolari di massa, nati dalla Resistenza, e corrosi daIl’ininterrotta gestione del potere dovevano Iasciare il campo ai nuovi, alla cosiddetta società civile orientata prevalentemente dai mass media.
Ma non per questo gettò la spugna, perché la politica era la sua vita e così con coerenza continuò anche negli anni successivi la militanza politica, aderendo dapprima al P.P.I. e poi a quelli che lo hanno seguito, in sintonia con la visione di degasperiana memoria, che la DC era un partito di Centro che guarda a sinistra.
E così, pur senza cariche istituzionali, è rimasto in questa lunga transizione un punto di riferimento forte e sicuro per tutti i cattolici democratici veronesi: i suoi pareri

erano attesi e i suoi suggerimenti facevano da spartiacque in molte scelte e nelle conclusioni di molti dibattiti.
Anche se ultimamente era debilitato nel fisico, ha conservato fino alla fine una eccezionale lucidità mentale, una chiarezza di visione accompagnata da una straordinaria capacità di leggere gli avvenimenti ed i processi evolutivi della società e della politica, che poi esplicitava con una sintesi efficacissima.
Aveva conservato anche una non comune memoria dei fatti e dei personaggi che aveva conosciuto e frequentato, da Gonella a Uberti, a De Bosio via via fino ad Angelo Tomelleri, ma anche ai sindaci o semplici segretari di sezione; era praticamente una enciclopedia vivente a cui attingere per ricostruire il nostro passato.
Anche da questo punto di vista la sua scomparsa è una perdita enorme.
E allora cercheremo di mantenere vivo in città il suo insegnamento, per trasmetterlo alle nuove generazioni, affinchè vogliano riprendere ad amare la politica come strumento per migliorare la società, per renderla più giusta.
Ciao Enzo, il tuo posto è nel Panteon dei padri nobili di Verona.

Wilmo Ferrari
Verona, santa Eufemia 20 dicembre 2023

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