La sentenza del Tribunale Ue sul ricalcolo dei vitalizi: la decisione sulla legittimità spetta all'Italia 

La sentenza del Tribunale Ue sul ricalcolo dei vitalizi: la decisione sulla legittimità spetta all'Italia 

La sentenza del Tribunale Ue sul ricalcolo dei vitalizi: la decisione sulla legittimità spetta all’Italia 

L'Ottava sezione ampliata del Tribunale dell'Unione Europea, con sentenza del 5 maggio 2021, ha respinto il ricorso dell'ex euro-deputato italiano Enrico Falqui che chiedeva l'annullamento della decisione del Parlamento europeo di applicare la delibera 14/2018 della Camera dei Deputati relativa al ricalcolo dei vitalizi a partire dal 01.01.2019. La decisione, che conferma la precedente sentenza del 15 ottobre 2020, adottata dalla stessa sezione del Tribunale, ha fatto qualche rumore - ne abbiamo riferito ieri nella rubrica "Segnalazioni Stampa"- per la presunta legittimazione del taglio delle pensioni. Quello che, però, non è stato messo in evidenza è che i giudici di Lussemburgo si dichiarano del tutto incompetenti nel giudicare della legittimità della delibera impugnata. Lo scrivono a chiare lettere, nei punti 42, 43 e 44 della sentenza, che citiamo qui di seguito, alleggeriti dei riferimenti normativi e giurisprudenziali:  

42     ... il giudice dell’Unione europea non è competente a statuire sulla legittimità di un atto emanato da un’autorità nazionale ...

43      Tenuto conto di tale giurisprudenza, la valutazione della legittimità della deliberazione n. 14/2018 esula dalla competenza del Tribunale.

44    ... il Tribunale constata che il Parlamento (europeo, ndr) ha confermato in udienza che avrebbe applicato, in futuro, qualsiasi modifica del diritto italiano, e in particolare della deliberazione n. 14/2008, che potrebbe risultare dai procedimenti in corso dinanzi al Consiglio di giurisdizione della Camera dei deputati, conformemente alla regola di pensione identica.

Mentre non si pronunci sulla legittimità della delibera 14/2018, il Tribunale Ue sostiene invece la piena legittimità della sua applicazione agli ex euro-parlamentari italiani da parte del Parlamento europeo in ragione della regola che stabiliva che agli euro-parlamentari (prima che l'euro-Parlamento si dotasse a partire dal 2009 di uno statuto proprio) si applicasse lo stesso trattamento riservato ai loro colleghi dei rispettivi Parlamenti nazionali e, quindi, anche il principio della "identica pensione". Il Parlamento europeo non ha fatto altro che applicare questo principio, né poteva fare diversamente. E' sostanzialmente per questa ragione che il Tribunale avalla la decisione del Parlamento europeo e respinge il ricorso

Ciò detto, resta pure vero che non può non destare preoccupazione che i giudici europei abbiano ripetuto nel maggio 2021 quanto già avevano detto nell'ottobre 2020: e cioè che il diritto alla pensione deve considerarsi disgiunto dal quantum dell'assegno, che potrebbe quindi essere ridotto ove certe circostanze lo richiedano. E, in linea con tale assunto, non possono non suscitare perplessità anche le argomentazioni addotte nella sentenza per respingere le obiezioni sollevate dal ricorrente, come effetto dell'applicazione della delibera 14/2018, a proposito di: i) violazione di norme di rango superiore del diritto dell'Unione; ii) certezza del diritto; iii) tutela del legittimo affidamento; iv) violazione del principio di proporzionalità. 

Per gli approfondimenti, rinviamo alla lettura della sentenza che pubblichiamo qui di seguito (nella foto la Corte di Giustizia e il Tribunale di Lussemburgo):

Ottava sezione ampliata SENTENZA DEL TRIBUNALE 5maggio2021

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