Le bugie del "Grillo Parlante" - Le sue Menzogne e le vere Verità: risposta a Mario Giordano

Le bugie del "Grillo Parlante" - Le sue Menzogne e le vere Verità: risposta a Mario Giordano

Le bugie del “Grillo Parlante” – Le sue Menzogne e le vere Verità: risposta a Mario Giordano

REPLICA del presidente della nostra ASSOCIAZIONE, Antonello Falomi, all'articlo di Mario Giordano (foto) dal titolo "NON SONO ONOREVOLI PENSIONI", pubblicato su "Panorama", nella rubrica "IL GRILLO PARLANTE": 

Al poco onorevole giornalista Mario Giordano, quello che molto sobriamente ama apostrofare i parlamentari con il misurato epiteto di “vampiri”, dovrebbe essere assegnato il “Gran premio del giornalista più bugiardo dell’anno".

Un premio più che meritato, vista la sua capacità di inzeppare in un solo articolo, quello pubblicato sull’ultimo numero di Panorama (si veda su questo sito, Segnalazioni Stampa, 24nov21), una quantità sorprendente di falsità. 

Eccole, nell'ordine, 4 menzogne e 4 corrispondenti e taciute verità più un'osservazione finale:

Menzogna n.1

Secondo Giordano, deputati e senatori si sono concessi l’ennesimo privilegio. D’ora in avanti, potranno maturare il diritto alla pensione senza dover aspettare “l’iniquo limite dei 4 anni, sei mesi e un giorno”. Nonostante la prudenza del titolista, nell’articolo, l’uso dei modi verbali e la consecutio temporum vogliono far passare tra i lettori l’idea che si tratta di una decisione già presa.

Verità n.1

Né alla Camera né al Senato è mai stata presa una decisione di questo genere. Gli unici parlamentari a cui è stato concesso di derogare a quel limite sono, da un lato, quelli che ad un certo punto della legislatura subentrano a colleghi dimissionari e dall’altro quelli che si dimettono per incarichi istituzionali incompatibili con la funzione parlamentare. Si tratta di uno sparuto gruppo di persone per le quali la deroga è possibile soltanto alla condizione di riscattare, a proprie spese, gli anni e i mesi necessari a raggiungere la soglia prevista. Si tratta di un riscatto talmente oneroso da aver indotto gran parte di quei pochi che ne avrebbero diritto a rinunciare alla deroga.

Menzogna n.2

Scrive Giordano: “io non so che cosa abbiano bevuto ultimamente al Consiglio di garanzia del Senato … ai normali cittadini non bastano 35 anni di contributi per andare in pensione mentre ai parlamentari fino a ieri (vedi Menzogna n.1) ne bastavano 4”.

Verità n.2

A parte il consueto stile misurato che dipinge come ubriaconi i giudici del Consiglio di garanzia, Mario Giordano fa finta di non sapere che nel sistema contributivo ai normali cittadini bastano 5 anni di versamenti per avere diritto, in proporzione ai contributi versati, alla pensione. Se c’è una differenza è a svantaggio dei parlamentari perché ai cittadini è consentito di riscattare con contributi volontari i periodi mancanti, mentre ai deputati e ai senatori ciò non è consentito. Per questo, ha fatto bene il Consiglio di garanzia del Senato a porre il problema della “irragionevole disparità” di cui sono vittime i parlamentari.

Menzogna n.3

Afferma Giordano che basterà mettere piede per un attimo in Parlamento e pagare i contributi per la tranche mancante per avere diritto alla pensione.

Verità n.3

Il riferimento è al vecchio e trito argomento, cavallo di battaglia di tutti i condottieri anticasta, che basta un solo giorno in Parlamento per aver diritto alla pensione. Si fa finta di non sapere che la norma che lo consentiva è stata cancellata nel 1997; che la norma ha riguardato soltanto 5-6 parlamentari; che per avere diritto al vitalizio i suddetti parlamentari hanno versato contributi volontari corrispondenti a cinque anni di anzianità.

L’idea che oggi, grazie a una decisione che non esiste, si possa tornare agli “antichi fasti“ è, oltre che menzognera, semplicemente ridicola.

Credo che a tutti piacerebbe conoscere quel parlamentare che, per una pensione di poco superiore ai 900 euro mensili netti, che prenderà a 65 anni, sia disposto a versare, subito e in un’unica soluzione, contributi volontari per 206.613 euro.

Menzogna n.4

Mario Giordano si vanta che, grazie alle tante battaglie fatte sui giornali e in tv, l’età minima per percepire la pensione parlamentare è di 65 anni per chi ha fatto una sola legislatura e di 60 anni per chi ne ha fatte più di due.

Verità n.4

Come è noto e verificabile, i limiti di età di 65 e 60 anni sono stati introdotti circa 25 anni fa e certamente non per merito degli strepiti televisivi di Mario Giordano. Prima del 1997 non esistono articoli o trasmissioni televisive che abbiano trattato l’argomento.

Considerazione finale

Le numerose bugie di cui è infarcito l’articolo, servono solo a riproporre il vecchio e stantio schema del confronto tra le pensioni dei parlamentari e quelle “medie” dei cittadini, uno schema polemico che nasconde ai lettori che indennità e trattamenti previdenziali dei parlamentari non sono in alcun modo assimilabili (e quindi confrontabili) alle prestazioni connesse a un rapporto di lavoro: i parlamentari vengono eletti e non assunti dal Parlamento.

L’indennità parlamentare e il vitalizio, inteso come indennità parlamentare differita, non si possono mettere sullo stesso piano di una retribuzione o di una pensione di vecchiaia.

Sono strumenti attraverso i quali la Costituzione italiana, ribaltando il vecchio Statuto albertino che si riferiva ad un Parlamento fatto di soli ricchi, garantisce anche a chi non ha i mezzi economici sufficienti di poter accedere e impegnarsi nell’attività parlamentare (art.51); garantisce che quell’impegno sia svolto in piena autonomia e libertà senza condizionamenti di poteri e di potenti (art.67) e garantisce ai cittadini di scegliere liberamente da chi farsi rappresentare senza che ai rappresentanti sia precluso l’ingresso in Parlamento per ragioni economiche (art. 48).

 

 

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