Lettera al Direttore del quotidiano "La Repubblica"

Lettera al Direttore del quotidiano "La Repubblica"

Lettera al Direttore del quotidiano “La Repubblica”

Caro Direttore,
le considerazioni svolte dal prof.Perotti sui vitalizi, partono dal presupposto, a mio avviso non corretto che il trattamento previdenziale dei parlamentari sia assimilabile nella natura e nelle finalità alla normale disciplina pensionistica.
Non si diventa parlamentari per concorso o perché si è passati per gli uffici di collocamento. Lo si diventa perché si é eletti dai cittadini, sempre che le leggi, come dovrebbero, consentano agli elettori di scegliere.
Per questo, come ha ribadito la giurisprudenza della Corte costituzionale, l’ indennità parlamentare non è la stessa cosa di una retribuzione per lo svolgimento di una attività lavorativa, né i vitalizi dei parlamentari hanno la stessa funzione attribuita dalla legge alle pensioni.
L’ingresso e l’uscita dal Parlamento e l’esercizio della attività parlamentare non sono tutelati da contratti di lavoro, ma dalla Costituzione che sostiene la funzione parlamentare attraverso speciali garanzie riguardanti anche il trattamento economico e quello previdenziale.
La finalità di queste garanzie è quella di consentire a tutti i cittadini, prescindendo dalle loro condizioni economiche, di poter accedere alle cariche elettive (art. 51) e di svolgere in piena libertà e autonomia, senza condizionamenti di qualsiasi natura, l’attività parlamentare.
Indennità e vitalizi hanno questa natura, come accade in tutte le democrazie liberali.
Nessun parlamentare deve temere di infastidire poteri e potenti che potrebbero danneggiarlo quando cessa la sua funzione di eletto del popolo.
I parlamentari non sono, peraltro, gli unici cittadini a cui la Costituzione attribuisce speciali garanzie a tutela del libero e autonomo svolgimento delle loro attività. Penso, per esempio, ai magistrati, ma non per questo possiamo definire quelle garanzie odiosi privilegi.
Ritengo che si possa discutere di tutto, delle indennità e delle diarie parlamentari, dell’entità della contribuzione, del metodo di calcolo di vitalizi o pensioni, dell’età per accedervi, del rapporto con le legislature svolte, del loro ammontare, del loro cumulo.
Non si può, però, scambiare per privilegi garanzie poste dalla Costituzione a tutela dell’esercizio della funzione parlamentare.
Per questo è sbagliato mettere a confronto trattamenti previdenziali che pur avendo alcuni tratti simili, hanno finalità del tutto diverse.
Questo non vuol dire che anche i parlamentari presenti e passati non possano e non debbano fare la loro parte per rispondere a una esigenza di equità e di giustizia che in una società nella quale sono cresciute enormemente diseguaglianze e povertà, è diventata dirompente.
Inseguire l’idea che attraverso l’attacco ai cosiddetti “diritti acquisiti” si possa dare una risposta a quell’esigenza, significa soltanto fare una pericolosa agitazione antiparlamentare e lasciare le cose come stanno.
Ricalcolare gli attuali vitalizi con il metodo contributivo consentirebbe di risparmiare al massimo 50 milioni di euro che certamente non servirebbero a mutare la condizione di milioni di cittadini che, grazie alle leggi attuali, dovranno lavorare fino a tarda età per avere pensioni al limite della soglia di povertà.
Né si può pensare di estendere a tutti gli attuali pensionati, in nome di un principio di equità al ribasso, il ricalcolo col metodo contributivo.
Nella situazione economica depressa come quella nella quale viviamo e nel pesante clima sociale del Paese, sarebbe una pessima e pericolosa soluzione.
In un Paese in cui il 20% più ricco della popolazione possiede il 61,6% della ricchezza mentre il 60% più povero ne possiede soltanto il 17,4%, penso che tutti, secondo le loro possibilità, debbano fare uno sforzo per rispondere alle questioni sociali più acute.
A questo sforzo, come ex-parlamentari, noi vogliamo partecipare e chiediamo a tutti i cittadini che hanno redditi e patrimoni come o superiori ai nostri, di fare la loro parte.
Gli strumenti ci sono. Quello che non accettiamo è di fare del Parlamento e della funzione parlamentare il capro espiatorio di una situazione sociale insostenibile.
Cordiali saluti

Antonello Falomi
Presidente dell’Associazione degli ex-parlamentari della Repubblica

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