Partiti e legge elettorale - di Franco Proietti

Partiti e legge elettorale - di Franco Proietti

Partiti e legge elettorale – di Franco Proietti

Pubblichiamo una riflessione dell'on. Franco Proietti, segretario dell'Associazione degli ex-Parlamentari, dedicata al tema della legge elettorale e all'importanza che la discussione aperta e pubblica su questa riforma può avere per ricostruire un rapporto positivo tra partiti e cittadini nell'attuale fase politica nazionale e internazionale.

Partiti e legge elettorale

                  Si sta avviando nei partiti la discussione per dare all’Italia una nuova legge elettorale ma, non è noto se i loro programmi di lavoro prevedono la promozione di apposite iniziative pubbliche come sarebbe lecito sperare. Discuterne con i cittadini sarebbe doveroso trattandosi della legge che li porterà alle urne, quando sarà il momento, per eleggere i loro rappresentanti nel Parlamento: la Istituzione fondamentale dello stato preposta ad inverare un sistema democratico capace ed efficiente nel regolamentare con equità e giustizia la convivenza civile garantendo le libertà individuali e le indispensabili condizioni per vivere con dignità.

                   Promuovere oggi iniziative pubbliche su questo tema rappresenterebbe una occasione da non perdere per sollecitare la presa di coscienza dei cittadini sulla massiccia offensiva in atto che si propone di screditare il sistema democratico. Una offensiva dietro la quale sembra scorgere le sagome dei veri poteri forti che agiscono nel mondo e che vorrebbero continuare indisturbati ha manovrare il mercato globale ed a sfruttare le risorse del pianeta solo in ragione dei loro interessi.

                    Signori consapevoli che il loro agire allarma grandi masse che si ribellano e protestano per le abnormi ingiustizie che genera e per le gravi ferite che si provocano alla terra continuando a sfruttarne le risorse oltre il limite della sostenibilità. Temono che le democrazie liberali, che sono sin qui riuscite ad avere il controllo dei loro popoli e che, volenti o nolenti, hanno tollerato quell’agire e i loro affari, oggi non sono più nelle condizioni di impedire l’accumularsi di tensioni e l’eventuale esplodere di proteste il cui potenziale potrebbe anche far saltare i loro piani. Sono intelligenti e non hanno tardato a comprendere che sarebbe stato inutile e sbagliato contrastare insofferenze e proteste che nascono da ragioni oggettive e, da consumati strateghi, hanno capito che le ragioni di tanta insofferenza erano il potenziale sul quale giocare per contrattaccare e vincere. Bisognava guidare quel potenziale esercito per conquistare gli obbiettivi necessari e per farlo, si doveva solo fornire appoggi a chi, nelle diverse realtà ne era già alla testa ed aiutarli a mettere da parte gli attuali sistemi democratici al potere, “obsoleti ed incapaci di gestire la modernità” e sostituirli con modelli statuali rigorosamente autoritari.

                    Gli effetti di questa controffensiva hanno, in alcune realtà, favorito la crescita di forze antisistema insidiose ma ancora minoritarie ed in altre, appoggiando ed aiutando personaggi e componenti politiche eterogenei hanno consentito l’insediarsi di regimi presidenzialistici, nazionalistici o sovranistici ma anche populistici, più o meno autoritari e cruenti, nel cui DNA si annida la propensione a trovare nemici contro i quali scagliarsi e ad utilizzare pretesti per aprire conflitti. Si spera che l’Italia sia ancora al riparo da questi rischi ma sarebbe sbagliato non vedere e curare, prima che sia troppo tardi, i sintomi che già si avvertono e che sarebbe necessario non sottovalutare.

                   Evidentemente non si può negare che i sistemi democratici stanno vivendo uno dei momenti più difficili della loro storia anche a seguito delle rilevanti trasformazioni economiche, sociali e politiche intervenute in questi ultimi decenni caratterizzati da sostanziali  modificazioni geopolitiche e da uno straordinario e accelerato progresso scientifico e tecnologico che ha contribuito, nel bene e nel male, a divulgare velocemente lo stato di una umanità alle prese con ingiustizie inaccettabili e contraddizioni insanabili che dovrebbero essere gestite da chi ha il potere per superarle e non cercare di nasconderle rimuovendo la democrazia o occultandone l’esistenza con regimi repressivi.    

                    Nasce da ciò il convincimento che la nuova legge elettorale può rappresentare una straordinaria occasione da cogliere per alzare, insieme ai cittadini, le barriere necessarie per respingere questi pericoli. Invitarli a discuterne può aiutare i partiti a ritrovare il contatto perduto con il paese reale e dare inizio ad una vera e propria rifondazione, o fondazione di nuovi partiti, che restituisca loro il prestigio costituzionale che gli fu affidato dai padri fondatori e tornare di nuovo ad essere, l’indispensabile corazza a difesa della democrazia italiana.

                    Raccogliere il pensiero dei cittadini per dare al paese una nuova buona legge elettorale è una prima indispensabile condizione per poter dire che si sta avviando la rimozione delle incrostazioni che impediscono al sistema di funzionare. Iniziando in tal modo si darebbero garanzie che la nuova legge, non nascerà, come nel recente passato, dal confronto tra le gerarchie di comando di partiti personalizzati che approvavano testi sui quali, a di là del voto espresso favorevole o contrario, sono tutti concordi trovando in esse norme che affidano, a quelle stesse gerarchie, il potere di gestire la formazione delle liste ed avere poi la possibilità di condizionare il parlamento controllando i gruppi parlamentari. Leggi che tanti danni hanno fatto alla democrazia italiana a cominciare dalla distanza sempre maggiore che hanno contribuito a frapporre tra il paese reale ed il “palazzo”. Si spera che una tale pratica risulti bandita per sempre e che s’inauguri un nuovo corso nel quale la partecipazione impegni tutti a ragionare sugli interessi del paese e non sulle convenienze di parte per poi sfornare un testo condiviso che consenta una competizione leale e fornisca un risultato che renda migliore ed efficiente il sistema oltre a dare ai cittadini la certezza di poter eleggere i loro rappresentanti e sentirsi, con loro, nel parlamento.

                      Evidentemente non basta una buona legge elettorale per eliminare i pericoli e ridare energia ad un sistema democratico chiamato a fronteggiare sfide sempre nuove e difficili ma, può essere senz’altro la base da cui ripartire per difenderlo e consolidarlo quale miglior sistema conosciuto oggi nel mondo e che l’Italia, anche in ragione della sua storia, deve impegnarsi a custodirne il valore rigenerandolo.

Roma, 25 novembre 2019

                                                                 Franco Proietti

p.s.

          Nel sito sono pubblicati appunti sui quali si potrebbe riflettere per redigere una nuova legge elettorale.

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