Il presidente Antonello Falomi, per conto dell'Associazione degli ex-parlamentari, ha inviato una lettera di diffida al presidente della Camera, on. Roberto Fico, e ai componenti dell'Ufficio di Presidenza (foto) , in cui denuncia la denegata giustizia e contesta il contenuto della "sentenza parziale" 2/2020 del Consiglio di Giurisdizione sul ricalcolo retroattivo dei vitalizi, invitando ad applicare ai vitalizi la legge del 2019 sulle cosiddette "pensioni d'oro", normativa che, peraltro, supera e invalida la contestata delibera 14/2018.
Pubblichiamo il testo della diffida (in coda l'originale in formato Pdf) e ricordiamo che l'Associazione ha già espresso un "giudizio nettamente negativo" sulla scandalosa "sentenza parziale" con la quale il Consiglio di Giurisdizione della Camera, eludendo le questioni di legittimità e costituzionalità poste dai ricorrenti, ha tentato di trasformare i 1398 ricorsi presentati da ex-deputati contro la delibera 14/2018 da una questione di diritto in un problema socio-assistenziale di "mitigazione" di tagli irragionevoli e sproporzionati:
TESTO DIFFIDA
Al Presidente della Camera dei Deputati
Roberto Fico
All’ Ufficio di Presidenza della
Camera dei Deputati
Ai componenti del Collegio Giurisdizionale
della Camera dei Deputati
Pc
Al Procuratore della Repubblica di Roma
L’Associazione degli Ex Parlamentari della Repubblica Italiana, con sede in Roma in Via del Parlamento, n°2, in persona del Presidente on. Antonello Falomi, osserva quanto segue.
La delibera n.14/2018 , impugnata da 1.398 ricorrenti che hanno prospettato al Collegio Giurisdizionale della Camera dei Deputati le illegittimità e le incostituzionalità, ha modificato retroattivamente, secondo un eccentrico sistema contributivo di fantasioso “conio”, il sistema di calcolo di vitalizi e trattamenti di reversibilità previgente alla data del 31 dicembre 2011, rideterminando in pejus l’ammontare degli assegni vitalizi diretti e di reversibilità già erogati o di futura erogazione e incidendo in via retroattiva su posizioni ed aspettative qualificate e consolidate.
Tale “inedito” sistema di rideterminazione degli assegni vitalizi ha comportato “tagli” degli assegni vitalizi eccessivamente gravosi (il taglio medio è superiore al 42%) senza prevedere alcun regime di proporzionalità tra la entità della riduzione e l’importo annuo percepito dal Parlamentare.
La Delibera n. 14/2018 è stata tempestivamente impugnata, con plurimi ricorsi davanti al Consiglio di Giurisdizione della Camera dei Deputati, ma i relativi giudizi, a distanza di quasi 2 anni, non sono stati definiti!
Nei pareri richiesti, l’Associazione ha ottenuto da vari costituzionalisti pareri pro- veritate che anche nelle audizioni parlamentari hanno rilevato l’incostituzionalità di un provvedimento che interviene retroattivamente sul consolidato trattamento dei vitalizi senza razionalità e senza proporzionalità, annullando diritti quesiti.
La irretroattività della legge è un principio fondamentale dello Stato di diritto di tutti i paesi democratici e nessuna legge dello Stato ha mai trasgredito questo principio che, a maggior ragione, non poteva essere intaccato dagli uffici di presidenza delle Camere.
I regolamenti vigenti di Camera e Senato in materia previdenziale hanno rispettato sempre questo principio, prevedendo l'applicabilità della nuova normativa in vigore dal 1°gennaio 2012 soltanto nei confronti di chi è stato eletto deputato dopo quella data, e lo stesso Collegio di Appello della Camera dei Deputati con sentenza n.2 del 24 febbraio 2014 ha stabilito che proprio per rispetto di detto principio la misura del sistema contributivo introdotto del regolamento del 2012 è "adottata esclusivamente per il futuro".
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Per la fedeltà a questi principi, l’Associazione sente il dovere di intervenire direttamente dopo la sentenza parziale n. 2/2020, emessa in data 22 aprile 2020 dal Consiglio di giurisdizione.
Il suddetto Consiglio, pur dichiarandosi competente (autodichia) anche per controversie patrimoniali che coinvolgono “terzi”, si è limitato contraddittoriamente ad una laconica pronuncia parziale e non definitiva, annullando alcune disposizioni contenute nell’Art.1, comma 7, della Delibera n. 14/2018, nella parte in cui ha illegittimamente “ristretto” il potere dell’Ufficio di Presidenza di incrementare l’assegno vitalizio limitando al 50% l’importo massimo incrementabile e vincolando l’attribuzione del beneficio alla sussistenza concorrente dei due presupposti prescritti dalle lettere a) e b) (ovvero l’insussistenza di altri redditi e l’essere affetti da gravi patologie), senza prevedere un più esteso potere dell’Ufficio di valutare le singole e specifiche situazioni individuali per le quali si sia determinata grave e documentata compromissione delle condizioni di vita personale e familiare che hanno pregiudicato tutti gli ex parlamentari.
Tale pronuncia “parziale”, tuttavia, malgrado l’annullamento di una parte della illegittima delibera e malgrado i richiami alla dimensione abnorme ed alla irragionevolezza dei tagli prospettati dai ricorrenti, si è sottratta, alla integrale definizione del giudizio, dietro una pretestuosa esigenza istruttoria che maschera l’evidente “imbarazzo” del giudice “interno” di rimuovere la inammissibile manovra riduttiva dei diritti consolidati dagli ex parlamentari.
Il Consiglio di giurisdizione, infatti, ha affrontato la questione della proporzionalità dei tagli e ha ritenuto che nella decisione della Camera dei deputati non è stato rispettato questo principio, essendo inadeguati i criteri di “mitigazione delle misure” previsti dalla delibera n. 14 del 2018 in particolare ai commi 5, 6, 7 e 8 dell’articolo 1; mancando del tutto, soprattutto per i titolari di assegni di reversibilità criteri di mitigazione.
Il Consiglio di giurisdizione ha, inoltre, riconosciuto che la statuizione delle questioni prese in esame trae fondamento da principi della Corte Costituzionale, come il tempo trascorso dal momento della percezione del vitalizio o di qualunque indennità; il grado di consolidamento della situazione soggettiva originariamente riconosciuta, poi travolta dall’intervento retroattivo e, cosa ancora più importante, la proporzionalità dell’intervento legislativo che contraddice quel “consolidamento” nonché la mancanza di sufficiente ragionevolezza nel determinare il rigore della dimensione media delle riduzione dei trattamenti.
Nonostante queste dichiarazioni il giudice dell’autodichia non ha tratto le inevitabili conclusioni e cioè l’accoglimento dei ricorsi.
La sentenza dunque è definita “parziale” ma non ha alcun collegamento logico e giuridico con le richieste contenute nei ricorsi. La ratio di una sentenza parziale deve essere legata alla possibilità di risolvere meglio la questione o le questioni principali; qui invece si è in presenza di una decisione anomala, perché si dice espressamente che senza una nuova decisione dell’Ufficio di Presidenza, il Collegio giurisdizionale non può decidere sulla domanda principale che ha determinato il contenzioso.
Il che rileva chiaramente la volontà di non decidere e quindi la mancanza di terzietà da parte del giudice dell’autodichia.
La sentenza ignora le questioni giuridiche e costituzionali che sono alla base dei ricorsi e dà rilevanza alla parte assistenziale volendo risolvere i problemi in maniera surrettizia, demandando all’Ufficio di Presidenza della Camera le decisioni.
Si tratta di un vero e proprio diniego di giustizia (un larvato “non liquet”) davvero deprecabile per il vuoto di giurisdizione che ha generato ma soprattutto perché costringe chi ha speso gran parte della propria vita al servizio delle istituzioni rappresentative e della democrazia ad “elemosinare” quanto ha conseguito di diritto.
L’Associazione, pertanto, a nome di tutti gli ex Parlamentari, contesta fermamente la decisione di subordinare in termini temporali e logici la sentenza sulle dedotte questioni di costituzionalità della delibera n. 14/2018 ai provvedimenti che l’Ufficio di Presidenza prenderà sulle istanze di “mitigazione” dei tagli che va decisamente contro la domanda di un “giusto processo” che, in uno stato democratico, tuteli diritti di rilevanza costituzionale.
La delicatezza della vicenda, in uno alla età media dei ricorrenti – non meno di 115 sono deceduti nell’attesa vana di una pronuncia -, esige una pronta decisione del Collegio di Giurisdizione che sterilizzi, in diritto, le gravi e pregiudizievoli ricadute degli iniqui provvedimenti impugnati.
2 – L’Associazione degli ex Parlamentari della Repubblica, nel contempo, deve evidenziare alle Autorità in indirizzo che, successivamente alla delibera impugnata, la legge di bilancio per il 2019 (art. 1 co. 261), con riferimento alle cd. “pensioni d’oro”, ha previsto un contributo di solidarietà temporaneo per le sole pensioni superiori a 100.000 € lordi graduando la misura in modo da comportare un taglio della sola parte eccedente tra il 10% ed il 40% (taglio massimo, applicabile nel caso di pensioni superiori a 500.000 € lordi annui).
Tale jus superveniens, all’evidenza, ha introdotto parametri meno stringenti e gravosi rispetto ai “fantasiosi” criteri utilizzati per la rideterminazione dei vitalizi dei Parlamentari, iniquamente penalizzati rispetto a qualunque altra categoria di cittadini, applicando un più ragionevole sistema secondo il quale i tagli sono “scaglionati” in proporzione agli importi annui percepiti.
Tale jus superveniens ha espressamente prescritto un preciso vincolo di adeguamento anche nei confronti degli organi di rilevanza costituzionale (art. 1 co. 264).
La Camera dei deputati, a nostro parere, nell’ambito della sua autonomia, deve adeguarsi ai nuovi parametri generali di riduzione, fissati dalla legge di bilancio n.145/2018, procedendo ad una immediata rideterminazione dei vitalizi, coerente con tale “jus superveniens” di portata generalizzata.
Su queste premesse, la ASSOCIAZIONE DEGLI EX PARLAMENTARI DELLA REPUBBLICA ITALIANA, come rappresentata
INVITA e DIFFIDA
l’Ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati e ciascuno dei suoi componenti, responsabili a titolo solidale e personale, a provvedere, in un termine congruo, alla rideterminazione degli assegni vitalizi colpiti dalla delibera n. 14/2018, in conformità con i criteri stabiliti dalla sopravvenuta legge di bilancio 2019, a tutela di tutti i Suoi associati e, soprattutto, di uno stato di diritto che esige risposte chiare e trasparenti da parte di tutti i “poteri” dello Stato … nessuno escluso!
Con ogni più ampia riserva.
Il Presidente dell’Associazione Ex Parlamentari
Antonello Falomi
Roma, 12 maggio 2020
TESTO DIFFIDA IN ORIGINALE-PDF: