Il Collegio d'Appello della Camera dei Deputati, presieduto dall'on. Andrea Colletti (foto), eletto per il M5S e ora aderente alla componente dissidente "L'Alternativa c'é", ha accolto con l'ordinanza 37/2021/ApCons (il documento in calce alla nota) la richiesta dell'Ufficio di Presidenza di sospendere l'esecuzione della (seconda) sentenza parziale del Consiglio di Giurisdizione 2/2021/CG che ordinava di rivedere in senso più favorevole ai ricorrenti le misure di mitigazione previste all'art. 1, comma 7, dalla delibera 14/2018 relativa al ricalcolo retroattivo dei vitalizi, già modificate con la delibera 92/2020, del 5 novembre 2020, in esecuzione della (prima) sentenza parziale 2/2020 del Consiglio di Giurisdizione.
Sulla "lite" in corso tra la Presidenza della Camera e il Consiglio di Giurisdizione, organo di primo grado dell'autodichia, abbiamo ampiamente riferito con due apposite note dell'Associazione il 10 giugno e il 23 marzo scorsi.
L'udienza per la trattazione della questione di merito è stata fissata per il 21 settembre 2021. L'ordinanza del Collegio d'Appello fa propri gli argomenti dell'Amministrazione della Camera là dove ritiene fondato che la sentenza del Consiglio di Giurisdizione "abbia travalicato i limiti del potere giurisdizionale per invadere la sfera riservata alla discrezionalità normativa dell'Ufficio di Presidenza ed in particolare nella parte in cui, nell'annullare parzialmente il comma 7-bis, ed integralmente i successivi commi 7-ter e 7-quater, predetermina, sostituendosi al legislatore, le modalità di esercizio dell'Ufficio di Presidenza nelle forme di una potestà puramente discrezionale, nonchè laddove, nella motivazione della sentenza, introduce una serie di ipotesi di incremento (...), così di fatto predefinendo una casistica generale e astratta secondo modalità e attribuzioni proprie della potestà normativa dell'Ufficio di Presidenza". Ciò stabilito, l'ordinanza aggiunge che "il danno lamentato dalle parti ricorrenti in primo grado non appare allo stato grave e irreparabile" e sospende quindi l'esecuzione della sentenza non definitiva del Consiglio di Giurisdizione 2/2021.
Che dire? Lo spettacolo è di bassa lega. Sono passati due anni e mezzo dall'entrata in vigore della delibera, senza precedenti e discriminatoria, che ha colpito in modo cieco e immotivato gli ex parlamentari della Repubblica, e il primo grado dell'autodichia, anzichè affrontare la questione della legittimità di una decisione che viola principi fondamentali del diritto e della giurisprudenza costituzionale, si è "perso" nel labirinto della mitigazione (nel tentativo di "rimediare" agli effetti socio-sanitari più iniqui prodotti della delibera tecnopopulista Fico-Boeri ), mentre l'Ufficio di Presidenza, sostenuto dal secondo grado dell'autodichia, molto sensibile agli argomenti dell'Avvocatura della Camera, prova con le sue mosse quanto siano vani i tentativi di correggere le cose per vie traverse, sottoponendo peraltro gli ex deputati a scrutini ed esami personali umilianti e, di regola, senza esito (di quattrocento e passa istanza di mitigazione ne sono state accolte poco più di una settantina). Leggere, infine, nell'ordinanza del Collegio d'Appello che il "danno lamentato dai ricorrenti" non "appare allo stato grave e irreparabile", vista l'età e le condizioni di salute di tanti tra loro, fa non solo fa tristezza, ma appare piuttosto cinico e beffardo. Questa non è giustizia.