LA SCOPERTA DELL’ACQUA CALDA
Il Collegio d’appello della Camera dei deputati ha fatto una scoperta “sensazionale”: il totale dei vitalizi erogati prima del 2018 è nettamente superiore rispetto ai contributi versati. (v. post su sentenza-Colletti Segnalazioni Stampa 12apr23)
Sulla base di questa constatazione, sarebbe giustificata l’applicazione retroattiva del calcolo contributivo ai vitalizi pagati fino al 2018.
Tralasciando, in questa sede, gli evidenti problemi di costituzionalità dell’operazione, quello che non si vuole capire o che si fa finta di non capire è che il divario tra pensioni parlamentari pagate e contributi versati, è un divario strutturale non sanabile nemmeno dopo l’introduzione dal 2012 per i parlamentari in carica del sistema contributivo.
A differenza di quanto accade alla generalità dei cittadini per i quali l’equilibrio finanziario del sistema pensionistico dipende dall’andamento demografico, dai livelli di occupazione e dall’ammontare delle retribuzioni, nel caso delle Camere l’ammontare dei versamenti contributivi dipende dal numero dei parlamentari in carica che, come è noto, è stabilito in cifra fissa dalla Costituzione.
Invece, l’ammontare delle pensioni erogate riguarda un numero di ex-parlamentari che cresce nel corso degli anni e dipende dai risultati elettorali delle consultazioni politiche.
Nel 2022, con una Camera di 630 deputati, erano 2.068 gli ex-deputati o le loro vedove/vedovi che ricevevano la pensione.
Pretendere l’equilibrio finanziario tra contributi versati e pensioni erogate è impossibile a meno che non si chieda agli attuali 400 deputati di pagare contributi previdenziali superiori di 14 volte a quelli attualmente in vigore che, come tutti sanno, sono uguali a quelli pagati dalla generalità dei lavoratori.
La riduzione improvvisata del numero dei parlamentari ha ulteriormente aggravato le cose al punto che la pretesa d’equilibrio finanziario del sistema comporterebbe una riduzione significativa delle pensioni anche per quei parlamentari eletti dopo il 2012.
In queste condizioni, a meno che non si sia ricchi di famiglia, sarà difficile trovare persone disposte a entrare in Parlamento, con buona pace della Costituzione italiana che assicura a tutti i cittadini, a prescindere dal censo, il diritto a far parte delle istituzioni democratiche.